I temi della sostenibilità sia ambientale sia sociale sembrano decisamente passati di moda: nell’era di Trump vi è un costante rilancio delle fonti fossili
Sono diversi i segnali di un serio rallentamento, che qualche volta è addirittura una marcia indietro, sui temi della sostenibilità sia ambientale sia sociale. Sembrano decisamente passati di moda ma non sono – o almeno non dovrebbero essere – una moda. Nessuno difende più il Green Deal europeo, che avrà mille difetti da correggere ma non si propone traguardi tanto scandalosi.
Nell’era di Trump vi è un costante rilancio delle fonti fossili che era illusorio pensare si potessero abbandonare in fretta per passare all’eolico o al solare. Non si è mai consumato tanto petrolio e tanto carbone come nel 2024. Nei giorni scorsi, sia da parte dell’Eni sia dell’Enel si è messa in discussione la chiusura programmata delle centrali a carbone in Italia. In altri momenti vi sarebbe stata qualche polemica. Oggi nulla. Del resto la Sardegna, governata dal centrosinistra, si tiene stretta la sua vocazione carbonifera, moltiplicando l’avversione alle rinnovabili. In alcuni documenti societari, specie di chi ha interessi con gli Stati Uniti, l’acronimo Esg (Environmental, social and governance) è stato sostituito con espressioni più morbide. Non si sa mai. Fino a poco tempo fa era irrinunciabile in qualsiasi documento pubblico.
Grandi personaggi della finanza internazionale, onusti di bonus anche per via del loro credo sostenibile, inorridivano all’idea che si investisse ancora nei fossili o che venissero meno gli obiettivi di parità e inclusione. Non ci credevano molto. Ma il pubblico che ne pensa? Colpisce una ricerca appena realizzata da Eumetra, che scandaglia gli umori della popolazione sulle relazioni sociali, le preferenze nei consumi, il rispetto delle regole, la percezione del proprio benessere. «Mai avevo visto nella mia lunga carriera di sociologo e ricercatore – confessa Remo Lucchi, fondatore di Eumetra – un crollo di attenzione come quello che registriamo sul tema della sostenibilità. In un solo anno, nella scala delle priorità personali, si è semplicemente dimezzata. Uno spostamento persino violento. Soprattutto in quei gruppi che esercitano un’influenza sociale più elevata di altri. Un esempio su tutti: solo il 20 per cento è ancora favorevole a perseguire obiettivi di inclusione nelle aziende e nella società».