ECONOMIA
Fonte: La Stampa
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Il plauso di Bruxelles. Malumore degli istituti di credito per la «stangata». Il Fmi: «Roma nella direzione giusta». La Cgil: possiamo essere tranquilli

ROMA

Nessuna manovra correttiva. Anzi, le stime del Def sono state fin troppo rigorose e prudenti e nel corso dell’anno con ogni probabilità ci saranno sorprese positive per l’economia italiana con impatto dunque anche sulla finanza pubblica. Matteo Renzi difende senza remore il lavoro fatto con il Documento di economia e finanza e ribadisce anche il suo impegno primario: fare le riforme, economiche e politiche, snellire la burocrazia, ritrovare un equilibrio sociale.

 

Dalla sua parte Renzi può contare sulla promozione dell’Ue e dell’Fmi. Pur ricordando all’Italia che «deve raggiungere il pareggio per ridurre il debito ed essere in linea con le regole», Bruxelles «accoglie con favore» le misure per i lavoratori annunciate da Roma e promuove «l’impegno a finanziare la riduzione delle tasse per i lavoratori con salario basso interamente con tagli alla spesa». Mentre il Fondo spiega: il piano Renzi si muove nella direzione da noi indicata.

 

«Inizia a pagare chi non ha mai pagato», ripete il premier come un mantra in ogni occasione pubblica e lo scrive anche, di buon mattino, come sua usanza, su Twitter, ancora carico dopo la conferenza stampa di ieri sera a Palazzo Chigi. «Mi ha colpito l’atteggiamento delle persone che ci dicono non tornate indietro, non mollate: è la linea del Def, chi non ha mai pagato deve pagare un po’ e chi ha sempre pagato è giusto che inizi a riscuotere», ha scandito Renzi da Vinitaly. Chi non ha mai pagato sono soprattutto, secondo il presidente del Consiglio, i manager pubblici, i dirigenti, i «mandarini intoccabili». I primi che saranno colpiti dallo “Sforbicia-Italia”, a tutto vantaggio di quella classe media che con la crisi economica è pericolosamente scivolata verso il gradino più basso della scala sociale.

 

Per assicurare a loro gli 80 euro in busta paga che arriveranno con il decreto della prossima settimana, il governo bussera’ alla porta anche delle banche. E questa in realtà non sarà la prima volta visto che dal settore finanziario si è già attinto per trovare coperture a misure varate dal governo Letta. Da qui la levata di scudi dell’Abi e dell’Ania (anche le assicurazioni sono tra i «quotisti» di Bankitalia che vedranno dunque tassate ad oltre il 20% le plusvalenze derivanti dalla rivalutazione delle quote di Via Nazionale) e la preoccupazioni dei sindacati di settore, Fabi in primis, che teme ricadute sui lavoratori.

 

Renzi va però dritto per la sua strada e rimanda al mittente tutte le accuse, i dubbi e gli scetticismi dei «gufi». Qualcosa ci sarà anche per gli incapienti, per quella fascia sotto gli 8.000 euro l’anno che non usufruendo delle detrazioni Irpef sarebbe esclusa dalla manovra di taglio del cuneo. E l’intervento sarà – spiega il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei – «aggiuntivo» rispetto ai 6,7 miliardi che saranno impiegati nel 2014 per gli 80 euro ai lavoratori dipendenti. La soluzione non è ancora definita e le ipotesi rimangono allo studio del ministero del Tesoro. Se coinvolto, l’Inps sarebbe pronto ad eseguire le indicazione dell’esecutivo (era circolata in passato l’idea di un bonus elargito proprio dall’istituto pensionistico) ma non è esclusa la possibilità di una somma anticipata dal datore di lavoro che sarebbe poi recuperata sotto forma di credito d’imposta.

 

Qualsiasi sarà la soluzione, la Cgil, da sempre particolarmente critica, appare questa volta ben disposta. «Ci verrebbe quasi da dire che se non c’è la concertazione ma c’è così tanta attenzione alle nostre rivendicazioni, possiamo essere tranquilli», afferma Susanna Camusso. Più critico stavolta Raffaele Bonanni, secondo il quale invece nel documento mancano le linee per lo sviluppo del Paese. Mentre per il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo ora bisogna guardare a lavoro e pensioni. Bene anche da Confindustria che parla di «salutare accelerazione riformatrice» ma critica un taglio troppo «timido» all’Irap. Duro il commento di Renato Brunetta ma un commento altrettanto duro all’indirizzo del premier arriva dall’interno del Pd da Stefano Fassina secondo il quale il Def «va nella direzione sbagliata». Renzi ironizza: «non dirò mai più Fassina chi, lo sa. Ha già funzionato una volta». E molto critico appare anche l’ex ministro Giulio Tremonti nonostante la `pubblicità´ al suo libro (Renzi lo ha comprato lunedì): «i soldi promessi sono strutturali, le entrate non lo sono». E poi al premier: «il mio libro? lo legga tutto».

ECCO LE PRINCIPALI VOCI DI INTERVENTO DEL DEF

– 80 EURO IN PIUì IN BUSTA DAL 27 MAGGIO

È l’intervento più atteso, quello sul quale il governo gioca la sua credibilità. Un calo delle tasse che porti ad una cifra di circa 80 euro in più in busta paga ai lavoratori intorno ad un reddito di 23.000. Da maggio a dicembre la misura costa 6,6-6,7 miliardi. 10 miliardi l’anno a partire del 2015. Il decreto col quale si sostanziera’ il taglio arriva il 18 aprile sul tavolo del Cdm.

 

– SCONTO ANCHE A INCAPIENTI

Lo sconto (anche se non fiscale) dovrebbe portare un contributo anche agli incapienti. Sarebbe già stata individuata la soluzione tecnica.

 

– FINO A 26% IMPOSTA BANCHE SU QUOTE BANKITALIA

Il governo intende innalzare dal 12% al 24-26% l’imposta sulle quote di via Nazionale detenute dalle banche. Protesta l’Abi.

 

– IRAP, SI PUNTA A TAGLIO 10%

Per le aziende il governo intende intervenire sull’Irap: l’imposta regionale sulle attività produttive. La sforbiciata sarebbe del 10% annuo quindi partendo nel 2014 a circa metà anno sarebbe la metà. I poco più di 2 miliardi che costa il taglio all’Irap arriva dall’aumento delle rendite finanziarie. Con un’aliquota che passa dal 20 al 26%.

 

– SOTTO TIRO I MANAGER PUBBLICI

Manager (ma anche dirigenti) pubblici a rischio. Si punta ad inserire un tetto ai loro stipendi: non potranno prendere più del presidente della Corte di Cassazione (poco più di 300.000 euro l’anno). Ma si potrebbe scendere anche più giù: 239mila euro che è quanto viene riconosciuto al Capo dello Stato.

 

– MANNAIA SU BENI E SERVIZI

Dalle matite alla carta igienica arriva il nuovo taglio. Le amministrazioni pubbliche dovranno garantire risparmi per circa 800 milioni. Insomma bisogna tagliare la spesa “improduttiva” e aumentare i servizi.

 

– ENTI INUTILI

Il primo a finire nel mirino è stato il Cnel («le famiglie a casa si chiederanno come faremo ora senza il Cnel», ironizza Renzi). Ma sono moltissimi in Italia gli enti `sopprimibili´. Ma il percorso non è semplice e i risparmi non sono certi. Anche perché normalmente il personale viene ricollocato sempre nella pubblica amministrazione.

 

– ISTITUZIONI A DIETA

Oltre alla riforma del Senato il governo studia come ridurre le spese delle principali istituzioni: Palazzo Madama, Camera e Quirinale in testa. E anche se via via i tagli ci sono stati rimarrebbe un margine di circa 700 milioni ancora da risparmiare. L’invito di Renzi è chiaramente «rispettoso» della loro autonomia.

 

– TAGLI ALLE FELUCHE

Si punta a tagliare gli stipendi ai diplomatici. Ma si annuncia battaglia: il sindacato dei diplomatici italiani (Sndmae) difende infatti la congruità dei propri stipendi.

 

– TAGLI ALLA SANITÀ, NON LINEARI

Si torna a parlare degli tagli alla spesa farmaceutica in attesa della `panacea di tutti i mali´: l’introduzione dei costi standard. Nel `Patto della salute´ sono stati quantificati ’’10 miliardi di risparmi, non di tagli’’ precisa il ministro Lorenzin. E Renzi aggiunge: i tagli non saranno «lineari» e inoltre in prospettiva per la Sanità spenderemo di più.

 

– TAGLI ALLA DIFESA

I tagli arriveranno. Ancora non è noto però se sarà depotenziato o meno il programma di acquisto degli F35.

 

– INCENTIVI ALLE IMPRESE E CAMERE COMMERCIO

Si parla di riorganizzazione da tempo per gli aiuti alle imprese (il famoso dossier Giavazzi messo a punto durante il governo Monti). Gli imprenditori si dicono pronti anche a rinunciare in cambio di un taglio “congruo” al carico fiscale. L’Irap appunto. Si discute anche di accorpamenti per le camere di commercio.

 

– PRIVATIZZAZIONI, 12 MILIARDI L’ANNO

Il percorso è già avviato per Poste, Enav e Fincantieri. Ma potrebbe coinvolgere molto di più. A partire dalle quotate. Per l’anno in corso gli incassi dovrebbero arrivare a 12 miliardi. Dall’anno prossimo altrettanto dovrebbe andare a coprire il calo del debito pubblico.

 

– DEBITI DELLA P.A.

Si punta ad accelerare il pagamento dei debiti ed a introdurre un meccanismo per evitare che il debito nei confronti delle aziende si riformi. Dai loro pagamenti lo Stato incasserà un miliardo in più di Iva

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