Numeri alla mano, l’Argentina non è mai stata «il paese più ricco del mondo» come sosteneva Javier Milei che è andato avanti per anni con questo tormentone

«L’Argentina ha iniziato il XX secolo come il paese più ricco del mondo, e oggi ha il 40% di poveri e il 10% di indigenti». Javier Milei è andato avanti per anni, con questo tormentone, fino a inchiodare nella testa di una maggioranza di connazionali, che già si erano sentiti rifilare in passato lo stesso mito l’assoluta convinzione che questa sia l’assoluta verità. Al punto di affidare le proprie sorti al nuovo imbonitore con la motosega pronto a giurare che con lui tornerà l’Eldorado. «Ma è vero?», si è chiesta tra gli altri Veronica Smink della Bbc News Mundo.
No. Numeri alla mano, l’Argentina non è mai stata «il paese più ricco del mondo». E anche se il modo di misurare il Pil pro capite non va così indietro nella storia per aver certezze assolute e se l’economista britannico Angus Maddison e l’Università di Groningen (Paesi Bassi) si sono spinti a ipotizzare che il gigante sudamericano fosse il paese più ricco nel 1896 (cioè centotrenta anni fa quando la Cina e il Giappone erano ancora ai margini della storia, in Russia c’erano i servi della gleba e larga parte dell’Europa veniva svuotata dall’emigrazione in America) «la metodologia utilizzata è stata messa in discussione da molti storici economici, portando alla pubblicazione nel 2020 di una nuova serie statistica che ha tolto la corona al paese sudamericano, relegandolo nel 1896 al sesto posto». Anzi, gli studiosi preferiscono oggi essere più prudenti e stimano che prima della Prima Guerra Mondiale l’Argentina fosse nella «Top 10». Con un Pil pro capite annuale di 6.052 dollari che grazie alle ricchezze naturali era sì «superiore a quello della Germania (5.815), della Francia (5.555) e dell’Italia (4.057)», per non dire della Spagna (3.067) e dei paesi orientali ma comunque nettamente inferiore, ad esempio a quello degli Stati Uniti (10.108 dollari), del Regno Unito (8.212 dollari) e dell’Australia (8.220 dollari). E allora perché il nuovo presidente argentino non si accontenta di dire «eravamo tra i più ricchi e siamo scesi al 66° posto»? Perché, come gli ha insegnato l’amatissimo Donald Trump vincendo le elezioni 2016, la verità non è poi così importante… Quella che conta è solo la «narrazione».

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