In un discorso nella sede bruxellese dell’organizzazione militare il segretario generale Jens Stoltenberg ha spiegato che “la Nato è più forte e più unita che mai”

Con una cerimonia breve e dall’evidente sapore anti-russo, i paesi della Nato hanno celebrato, giovedì 4 aprile, il 75mo anniversario dell’organizzazione militare, nata dopo la Seconda guerra mondiale, agli albori della Guerra Fredda. Agli occhi di molti, l’alleanza atlantica è tornata a essere un pilastro della sicurezza in Europa, sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina. Il suo allargamento a Est rimane fonte di interrogativi.
In un discorso nella sede bruxellese dell’organizzazione militare il segretario generale Jens Stoltenberg ha spiegato che “la Nato è più forte e più unita che mai”. L’ha definita “l’alleanza di maggiore successo nella Storia”, capace di “diffondere pace, democrazia e prosperità attraverso l’Europa”. Il trattato di appena 14 articoli fu firmato a Washington il 4 aprile del 1949, un anno dopo l’avvio del Piano Marshall.
La firma avvenne in un auditorium della capitale americana, non lontano dalla Casa Bianca. I paesi firmatari erano gli Stati Uniti, il Canada, la Francia, il Regno Unito, l’Italia, il Belgio, l’Olanda, la Danimarca, il Portogallo, la Norvegia, l’Islanda e il Lussemburgo. “Per la prima volta, gli americani entravano in una alleanza in tempo di pace”, nota l’ex direttore di Le Monde, André Fontaine, nel suo La tache rouge, uscito in Francia nel 2004 (e in Italia l’anno dopo con il titolo La Guerra Fredda, Edizioni Piemme).
L’obiettivo dell’alleanza era di contrapporsi al nascente impero sovietico in Europa dell’Est. Incredibilmente, a 75 anni di distanza, il tema è tornato d’attualità. Due paesi, la Finlandia e la Svezia, hanno appena aderito alla Nato, sulla scia della guerra russa in Ucraina. Nella cerimonia di oggi, spazio è stato dato ai nuovi paesi membri, quelli che per decenni erano appartenuti al Patto di Varsavia, finché non cadde il Muro di Berlino nel 1989.
Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha spiegato che con la fine del comunismo il suo paese era consapevole che “la finestra di opportunità” per abbracciare l’Occidente “era limitata nel tempo”, e decise quindi di aderire alla Nato fin dal 1999. Altri paesi dell’Est seguirono, nel 2004 e nel 2009. “La Russia oggi è tornata a marciare”, ha avvertito il ministro Sikorski. “Resisteremo ancora una volta, come una roccia. E ancora una volta vinceremo”.
La presenza della Nato nei paesi dell’Est Europa appare oggi una evidenza. Non lo era negli anni 90. In una lettera inviata all’allora presidente Bill Clinton e datata 26 giugno 1997, 50 esperti americani di politica internazionale (diplomatici, militari, accademici) avvertirono che espandere l’alleanza a Est, fino alle frontiere con la Russia, era “un errore politico di proporzioni storiche”, oltre che un affronto nei confronti di Mosca. Oggi molti sono cauti nel valutare l’adesione dell’Ucraina.
Tornando alla firma di 75 anni fa, nelle sue memorie, l’allora Segretario di Stato Dean Acheson racconta: “Il Presidente Truman dimostrò ancora una volta la sua considerazione nei miei confronti. Gli avevo detto che sarebbe stato appropriato e opportuno che firmasse il trattato a nome degli Stati Uniti, ma si era rifiutato di farlo. Avrebbe partecipato alla cerimonia e sarebbe stato al mio fianco mentre firmavo, ma il trattato avrebbe portato il mio nome”. Per l’Italia c’era il ministro degli Esteri Carlo Sforza.

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