ECONOMIA/EUROPA
Fonte: La Stampa
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Il ministro dell’Economia risponde alle previsioni della commissione Europea: «La crescita è avviata.

Per quanto riguarda i conti, alcuni Paesi che non nomino hanno situazioni peggiori della nostra o, perlomeno, non altrettanto positive»

 

«Le cose vanno bene, le stime confermano che Italia migliora, e il piano del governo le rafforzerà», assicura Pier Carlo Pàdoan. Nella sua reazione a caldo alla previsioni economiche di primavera dell’Ue, ricche di ombre ma stavolta anche di luci, il ministro del Tesoro rileva che i numeri di Bruxelles «confermano chiaramente che il paese migliore e che la crescita è avviata» e vede ribaditi «l’aumento della competitività, degli investimenti, dell’occupazione nel periodo preso in esame». E, per quanto riguarda i conti pubblici, «alcuni paesi che non nomino hanno situazioni peggiori della nostra o, perlomeno non altrettanto positive».

Pàdoan fa il suo dovere, gioca la carta dell’ottimismo e sfrutta un impianto previsionale certamente moderato dall’imminenza alle elezioni e dalla volontà di non disturbare i manovratori nelle capitali. All’ingresso autorità del palazzo del Consiglio, si ferma a commentare le stime della Commissione e non ha nulla da ridire nemmeno sulla frase sibillina di Siim Kallas, responsabile Ue pro tempore per l’economia, secondo il quale «il recente taglio del cuneo fiscale ha effetti largamente neutri sulla crescita nel breve termine, ma potrebbe averne nel lungo, a patto che il suo finanziamento sia realizzato attraverso una razionalizzazione e un miglioramento della spesa pubblica». «Tutte le misure richiedono tempo, la direzione è giusta – ha risposto Padoan -, le soluzioni non sono immediate, lo sappiamo bene a Roma come a Bruxelles».

Sebbene la Commissione stimi che il debito crescerà in percentuale del pil più di quanto calcolato dal governo, dunque con un aumento teorico dei disequilibri nazionali, l’uomo di via XX settembre vede il bicchiere mezzo pieno: «Condivisa la prospettiva di un declino del debito a partire dal 2015». E il fatto che Bruxelles abbia calcolato un pareggio strutturale «diverso dalla previsione che abbiamo avanzato è legato al non tener conto delle politiche intraprese».

Bruxelles registra una divergenza sul bilancio strutturale per il 2015, ma fonti romane la reputano «transitoria e attribuibile alla decisione di non incorporare ancora nelle previsioni le politiche per il 2015 – che il governo definirà nella Legge di Stabilità 2015 – e al metodo di previsione basato sul criterio delle politiche invariate, laddove il governo intende procedere invece con significativi cambiamenti nella politica economica». Il ministro dell’Economia, ha sottolineato che sull’andamento del debito potrebbero incidere «positivamente il surplus primario che aumento, la crescita e il costo del debito che è in diminuzione». Alla fine, dunque, il dato del debito potrebbe essere inferiore alle previsioni.

Pàdoan giocherà su questo la battaglia del governo per maggiori margini di spesa, tenendo fermo l’impegno di restare sotto il 3 per cento nel rapporto fra deficit e pil. «Mi aspetto una decisione oggettiva», ha assicurato. Su questo non c’è dubbio. Anche se la Commissione farà le sue raccomandazioni «in assenza di variazioni di politica economica» dunque sulla base dl decreto per la svolta, ma sui contenuti pratici promessi con la Legge di Stabilità.

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