ECONOMIA
Fonte: La Stampa

Borsa di Milano trascinata giù dai bancari: Ubi cede oltre il 7,7%, giù Intesa nonostante la trimestrale in crescita. Mentre le voci – poi smentite dal Tesoro – su una tassa retroattiva sui titoli di Stato fanno decollare il differenziale

 

La gelata sulla crescita del Pil ha riflessi, pesanti, a Piazza Affari: la Borsa di Milano – la peggiore d’Europa – cola a picco e manda in fumo 17,6 miliardi. Il Ftse Mib chiude in calo del 3,61% a 20419 punti, l’All Share cede il -3,48%, mentre lo spread vola oltre quota 180 punti base rispetto ai 154 della chiusura di ieri con un rendimento del decennale italiano che torna di slancio sopra il 3%.

A spaventare gli investitori – oltre ai dati dell’Istat che vedono un’economia senza crescita – sarebbero state le voci sulla modifica retroattiva della tassazione sui titoli di Stato in un Paese europeo. Nelle sale degli operatori, per tutta la giornata si è parlato della Grecia, o dell’Italia. Un’ipotesi, rilanciata anche da un blog del Wall Street Journal, che il Tesoro ha smentito seccamente con una nota. Non hanno aiutato anche il dato Usa sulla produzione industriale in calo e le previsioni della Bce che ha rivisto al ribasso le stime sull’inflazione.

In ogni caso, Milano archivia una giornata nerissima con i titoli dei bancari a rotta di collo. Non consola che anche gli altri mercati del Vecchio Continente – dopo l’apertura in territorio negativo di Wall Street – abbiano terminato la seduta in flessione. Tutti, a parte Madrid, hanno contenuto il calo intorno all’1%.

 

I peggiori, come detto, sono stati i titoli bancari. Ubi subisce un ribasso del 7,74%, risentendo ancora della notizia dell’inchiesta giudiziaria. Non molto meglio Intesa (-6,22%) nonostante un utile trimestrale in forte crescita. Giù Bpm (-6,84%), Unicredit (-5,66%), Monte Paschi (-6,46%). Tra i finanziari male anche Mediolanum (-7,09%), Generali limita i danni (-0,85%) grazie alla trimestrale e alla notizia delle trattative con Btg Pactual per la cessione di Bsi. Nell’energia Enel subisce un -3,89%, Eni -1,80%. Fiat chiude a -3,65%), deboli cementi-costruzioni con Buzzi -5,77%, Salini Impregilo -4,16%, Cementir -9,23%. Telecom subisce un -4,33%. Geox nel giorno dei dati accusa un -7,86%. Grave perdita per Mediaset (-8,54%).

 

La brusca interruzione della crescita preoccupa gli analisti: «La ripresa è scomparsa nel primo trimestre. L’Italia è praticamente in stagnazione: con il dato di inizio anno e scontando rialzi nei successivi trimestri, l’incremento del Pil del 2014 è dello 0,2-0,3% e non dello 0,8% (ipotizzato dal governo) o del 0,6% (previsto dalla Ce)» spiega Sergio De Nardis, capo-economista di Nomisma. Genera apprensione anche il dato sui consumi di beni durevoli, che in Italia e in Spagna «sono calati drasticamente a indicazione che i consumatori non hanno beneficiato dei ribassi di prezzo». Il dato sul Pil diffuso dall’Istat «è sorprendente e segnala consistenti rischi verso il basso sulla crescita 2014, che dipende in misura cruciale dall’andamento nel primo trimestre dell’anno» è l’allarme di Paolo Mameli, “senior economist” del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, secondo cui, «anche ipotizzando un rimbalzo significativo già dal trimestre in corso, il Pil 2014 potrebbe risultare a fine anno inferiore alle attuali stime di consenso. Tuttavia», aggiunge Mameli, «il dato, se avrà un impatto negativo sulle stime di Pil 2014, non mette a nostro avviso a rischio la prospettiva di una ripresa dell’attività economica nei restanti trimestri dell’anno». È preoccupato anche Alessio Fontani, responsabile del Servizio studi e analisi di Carifirenze: «Entriamo male nel 2014. Probabile una latitanza della spesa per investimenti dovuta alla dinamica della crisi che ha portato molte aziende a chiudere i battenti ed altre a delocalizzare. E se manca il capitale fisso è difficile agganciare la ripresa quando manca il capitale fisso. Poi, guardando al Bollettino della Bce diffuso oggi, mi sembra che soffra anche il settore dei servizi».

 

 

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