11 Ottobre 2024

Nel suo discorso di insediamento, il nuovo presidente argentino Javier Milei ha insistito sulla necessità di un aggiustamento di bilancio, non ha promesso nulla se non una stagione di tagli

La vittoria di Javier Milei è stata raccontata come il trionfo di un «populista». Nel suo discorso di insediamento, il nuovo presidente argentino ha dato però un messaggio che è agli antipodi di qualsiasi «populismo». Milei ha ripetuto che «non ci sono soldi», ha insistito sulla necessità di un aggiustamento di bilancio, non ha promesso nulla se non una stagione di tagli, indispensabili per riportare il Paese su un sentiero di crescita. Il populismo che abbiamo conosciuto negli ultimi anni costruiva il proprio consenso sulle promesse di spesa, sul rifiuto di regole che imbrigliano i bilanci, sull’idea che il debito pubblico non fosse un problema ma diventasse tale solo se si metteva di mezzo qualche arcigno banchiere centrale. Se Milei è uno strano populista, negli ultimi anni è cambiato anche il discorso politico delle élites. Queste ultime hanno cercato, talvolta riuscendoci, di arginare i populisti copiando i loro schemi. Hanno smesso di fare appello alla responsabilità verso le generazioni future, per corteggiare la presente. In Europa, oggi non sono solo i partiti antisistema a chiedere più spesa a debito. È soprattutto il «sistema» a farlo, proponendo deficit più elevati come unica possibile risposta ai molti problemi dell’oggi.
In politica si occupano gli spazi che si trovano. La critica alla disciplina di bilancio aprì autostrade a forze anti-establishment perché la crisi del debito aveva costretto i governi a scelte impopolari. In Argentina contestare il sistema significa rifiutare il peronismo, campione della spesa pubblica clientelare.
Negli ultimi anni spesso le questioni economiche sono rimaste alla periferia del dibattito elettorale. Ma se, complici l’inflazione e una crescita asfittica, esse ritornassero centrali, i partiti antisistema non potrebbero riciclare le ricette di ieri, perché gliele hanno sfilate le odiate élites. Anche in Europa il prossimo match fra populisti e anti si giocherà a parti invertite?

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