POLITICA
Fonte: Corriere della Sera
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Poi in tv: «Forza Italia e M5S non sono all’altezza». E tocca tutti i temi che hanno infiammato la campagna fino ad oggi: dalla Rai al paragone con Hitler di Grillo

«La vostra presenza è la risposta a chi ci dice che non abbiamo contatto con la realtà. La piazza è nostra. Ci provocano perché hanno paura di noi». Parte all’attacco Matteo Renzi nel comizio in una piazza Sanità stracolma di persone, la stessa in cui nei giorni scorsi aveva parlato Beppe Grillo. «Ma io non verrò mai qui a dirvi che è giusto fischiare l’inno nazionale», ha sottolineato il premier.
«Prima di essere democratici – ha aggiunto -, noi siamo un Paese che vuole tornare a credere nella possibilità di dare una risposta concreta». Subito l’affondo sugli 80 euro:«Ottanta euro sono l’inizio di un cambiamento epocale». Tra gli altri temi toccati, la scuola: «Vi chiedo di salvare questo paese iniziando dal luogo più importante, la scuola. O ripartiamo dalla scuola o l’Italia non ha futuro».
Renzi a Napoli è effervescente, fa leva sulla speranza, sull’ottimismo, sulla fiducia: tutte parole che hanno da sempre caratterizzato il suo premierato e la sua leadership nel Pd. Il rottamatore ha grinta, ma vuole segnare con nettezza una distanza dalle parole urlate e dalle esacerbazioni degli ultimi giorni.

Al Mezzogiorno serve una scossa

E sulla parola “ futuro” Renzi prende la volata per parlare al Mezzogiorno «Non c’è un futuro per l’Italia senza il Sud. Ma sono 20 anni che vi prendono in giro», ha detto il premier sostenendo che per il Mezzogiorno, ed in particolar modo per il napoletano, occorre una scossa. «Se Pompei continua a fare notizia perché cadono i muri, se a Bagnoli si continua a far nulla vuol dire che abbiamo fallito», ha proseguito il segretario del Pd ricordando che nel Mezzogiorno d’Italia, nel lontano 1861, gli occupati erano di più che nel resto del Paese. Poi Renzi è tornato sui temi dei fondi europei ricordando di aver ricevuto oggi il premier polacco: che gli ha fatto notare come in Polonia si spendono il 97,5% dei fondi. «Noi dobbiamo superare il 97,5%», ha detto ancora Renzi.

«Tanti buffoni»

Poco prima dell’inizio del comizio, le agenzie di stampa avevano diffuso le anticipazioni della sua intervista a Piazzapulita, nel corso della quale era stato sollecitato a precisare meglio il concetto espresso nei giorni scorsi, quando aveva detto che «si può votare per chiunque ma non per i buffoni». «Chi sono i buffoni? C’è un lungo elenco… Io non ho il problema di far vincere il mio partito contro quello degli altri, ma mi interessa solo che l’Italia esca dalla crisi. Se uscisse con un altro partito, sarebbe lo stesso; ho sempre avuto rispetto per chi votava nel centrodestra e anzi dicevo che bisognava convincerli, non insultarli. Ma mi preoccupa – aggiunge il presidente del Consiglio – come viene vista l’Italia in Europa, perché la credibilità di FI e M5S non è all’altezza delle aspettative che l’Italia suscita». Il retropensiero del segretario sembra essere che, invece, questa credibilità appartiene al Pd.

La polemica su «lupara bianca»

Anche in tv non accenna a smorzarsi la polemica sul linguaggio che ha infiammato i comizi del leader dei 5Stelle Grillo, e dal quale Renzi vuole smarcarsi con nettezza: «Credo che dovremmo abituarci a un linguaggio più serio. I morti di lupara bianca (Grillo aveva detto, a proposito di Renzi e di un suo fallimento alle Europee: «E come avviene per i mafiosi, chi fallisce viene punito. Lupara bianca») esigono rispetto e credo che la politica dovrebbe riprendere il significato delle parole. Può sembrare un fatto morale, ma citare Hitler, la peste rossa, la lupara bianca… È un linguaggio che non è il nostro».
Renzi nella lunga intervista a Formigli dice di non considerare le europee come un voto politico, ma che lotterà fino all’ultimo per prendere il maggior numero di voti: «Neanche se fossi il mago Otelma le direi un numero che considero accettabile, perché quando uno è in competizione lotta fino all’ultimo giorno per prendere un voto».
In tv Renzi è tornato a parlare di calcio: «Perché se qualcuno fischia l’inno nazionale, devo lasciare lo stadio? Perché devo lasciare il calcio, lo sport dei miei figli, alle tifoserie organizzate non consapevoli? Io credo invece che le istituzioni non scappino». «Il ragazzo ferito non sono andato a trovarlo – ha poi risposto a Corrado Formigli – perché era in stato d’arresto. Io ho parlato con la vedova Raciti e voglio parlare con la figlia». «Saremo credibili – ha ribadito – se torneremo a portare le famiglie allo stadio». «Io sono dalla parte delle Istituzioni, dello Stato, dell’Italia. Preferisco perdere un voto che non la faccia».

La Rai è ancora tema che scotta

«La Rai deve contribuire alla ripartenza dell’Italia. È giusto che anche chi sta in Rai guardi i numeri, che dicono che è un’azienda che ha prestazioni elevate in alcuni settori e in altri un po’ meno. Non immagino di sostituirmi al direttore generale che c’è (Gubitosi, ndr), ma lo abbiamo autorizzato, se vuole, a ridurre le sedi regionali. E abbiamo detto che la proposta del centrosinistra su Rai Way, che il governo Berlusconi e Maurizio Gasparri bloccarono, può essere recuperata». Così Matteo Renzi nel faccia a faccia con Corrado Formigli in onda questa sera a Piazzapulita su La7. Il premier ha aggiunto: «Non ho mai incontrato il presidente della Rai n’è il direttore generale, perché in passato i partiti hanno già messo troppo bocca sulla Rai. Io invece non metterò mai il mio partito nelle condizioni di prendere decisioni sulla Rai. Né vedrà mai uno del mio governo che si lamenta della satira. Io vedo Crozza e mi sganascio dalle risate. Mi preoccupo che talvolta sia davvero uguale a lui».

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