ECONOMIA
Fonte: La Stampa

L’Europa avverte il governo: rischiate una procedura di infrazione

L’Italia è nel terzo gruppo e non è sola», sussurra una voce europea. Ieri sera tardi i tecnici della direzione Ecofin della Commissione Ue stavano ancora mettendo a punto gli ultimi dettagli del loro «Esame approfondito» delle politiche macroeconomiche dell’Unione europea. Il testo era mobile, ma la sostanza appare definita. Bruxelles lamenta l’ormai inaccettabile bassa competitività del nostro sistema economico, e denuncia un processo di riforme né davvero ambizioso, né abbastanza efficace. Per questo, salvo colpi di scena, potremmo ritrovarci stamane con Slovenia e Croazia fra i paesi «con squilibri eccessivi», papabili per una procedura speciale che, alla lunga, potrebbe anche portare ad un’ammenda da 0,1% del pil.

 

E’ il secondo passo del più stretto coordinamento delle politiche economiche e di bilancio che l’Ue ha disegnato per dare alla moneta unica il sistema di governo senza cui è apparsa zoppa durante la crisi. martedì scorso il commissario all’Economia, Olli Rehn, ha varato le sue previsioni invernali, le tabelle per 2014 e 2015, riferimento per l’organizzazione corale delle iniziative di rilancio prese a livello nazionale. Oggi tocca all’esame degli squilibrii macro riscontrati in 17 paesi (Italia, Germania e Francia comprese). L’intero processo si chiama «semestre europeo». E’ la cosa più vicina a fare tutti insieme le singole singole leggi finanziarie.

 

Mentre la squadra del finlandese ha alzato le prospettive di sviluppo per l’Ue, l’Italia è uscita con le ossa rotte. La stima del pil 2014 è stato tagliata rispetto alle previsioni autunnali allo 0,7 allo 0,6 per cento, lo stesso numero della Grecia, il che rivelato la fotografia di un sistema esausto, zavorrato da un debito immenso (133,7% del pil) e da una competitività esile che brucia quote di mercato mondiale. Lo scorso novembre, nell’inserirci fra i paesi squilibrati, la Commissione aveva ribadito che i maggiori difetti sono le scarse prestazioni dell’export, punta dell’iceberg d’una limitata capacità di stare sul mercato che gonfi ala disoccupazione, e l’elevato indebitamento pubblico. E’ passato l’inverno e gli indicatori rimangano oltre la soglia di guardia. Per questo, l’appello che Rehn lancerà oggi al governo Renzi fresco di incarico e di riforme promesse, sarà ancora di ottenere e conservare un elevato surplus primario, condizione indispnesabile per ridimensionare il debito con decisione. Oltre a ciò, dirà «riforme, riforme, riforme!».

 

Nell’affrontare i paesi «squilibrati», la Commissione ha tre scelte: può dire che tutto è tornato normale; può stabilire che gli squilibri restano, ma non sono gravi; può sentenziare che persistono e sono eccessivi, scenario che apre la porta d’una procedura di sorveglianza speciale. L’Italia, secondo le fonti, oggi è destinata a scivolare dal secondo al terzo club, in buona compagnia dei vicini di casa adriatici. Nel caso, non c’è da essere sorpresi. Secondo una fonte, Bruxelles ci rinfaccia un eccessivo livello di tassazione fiscale, una strategia di imposte sul lavoro non sufficientemente vincolata alla produttività, una pubblica amministrazione caotica, una giustizia civile lenta e incerta, un mercato interno da liberalizzare. Per Matteo Renzi potrebbe anche non essere una cattiva notizia. Alla luce della sua stringente tabella di marcia riformista, un vicolo esterno può tornare utile. Oltretutto, in presenza di scompensi è davvero difficile immaginare che l’Ue ci conceda sconti sui tempi del rientro del debito, il che sarebbe utile per liberare soldi per crescita e lavoro.

 

Se dunque oggi ci sarà il disequilibrio eccessivo, Bruxelles chiederà a Roma un piano di azioni correttive che comprenda i termini di attuazione delle nuove misure. Qualora il cammino vanga ripetutamente violato, e solo in ultima istanza, la Commissione potrà proporre al Consiglio di imporre un’ammenda dello 0,1% di Pil all’anno, ovvero 1,5 miliardi ogni dodici mesi. E’ una ragione in più per rimettere davvero in moto il cantiere Italia.

 

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