Oltre che di tangenti, l’ex ministro dei Trasporti e il suo assistente parlavano di prostitute. Quindi, le accuse di «comportamento inappropriato, offensivo e sessualmente molesto» delle colleghe contro Paco Salazar, l’uomo forte e fidatissimo di Sánchez

«Per i socialisti, il femminismo non è un atteggiamento, ma un modo di essere», assicura il premier spagnolo Pedro Sánchez. Ma poi ci sono i «compagni» che sbagliano, e la sinistra scopre di non essere «migliore».Prima, le telefonate «disgustose, nauseabonde e ripugnanti» (parole della segretaria per le Pari Opportunità del Psoe, Pilar Bernabé), in cui l’ex ministro dei Trasporti e il suo assistente, oltre che di tangenti, parlavano di prostitute. Quindi, le accuse di «comportamento inappropriato, offensivo e sessualmente molesto» delle colleghe contro Paco Salazar, l’uomo forte e fidatissimo cui Sánchez voleva affidare la resurrezione del partito. Così ora il premier espellerà chiunque ceda alle sirene del sesso a pagamento (un Grande fratello socialista controllerà dunque le alcove dei compagni?).
Brutta storia per il partito che sulla parità di genere ha fatto scuola in Europa. Sotto Franco, una donna non poteva aprire un conto in banca, richiedere un passaporto o firmare un contratto senza il permesso del marito. Ad imprimere la svolta furono le riforme dei governi Zapatero (2004-2011), dalla violenza domestica al codice delle pari opportunità. Strada poi seguita da Sánchez il femminista. Ma se da anni si sapeva che Salazar era un molestatore, perché nessuno ha dato l’allarme, compreso le dirigenti che oggi vogliono «contrastare il machismo strutturale della società» (ancora Bernabé)? Perché anche nel partito più femminista del mondo è difficile denunciare un superiore. E questa è una brutta storia per tutte noi.

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