POLITICA
Fonte: La Stampa
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La riforma elettorale nata su iniziativa del segretario democratico davanti alla sfida degli emendamenti dei partiti. Ce la farà a sopravvivere al fuoco?

La partita sulla legge elettorale, proseguirà nelle prossime 48 ore in commissione Affari costituzionali alla Camera. Dove dopo il primo via libera incassato, non senza polemiche e momenti di tensione la settimana scorsa, il confronto sull’Italicum e la battaglia sui possibili emendamenti al testo proseguiranno fino a domani sera. Per mercoledì, quando il provvedimento passerà all’esame dell’Aula di Montecitorio, l’obiettivo è quello di portare in Assemblea un testo blindato. Tre i principali punti di scontro. Primo: le liste bloccate. L’Italicum non reintroduce le preferenze, tema sul quale Nuovo centrodestra e minoranza Pd continuano a battersi. Secondo: soglie di sbarramento. Ritenute troppo alte, in particolare, sia quella per i partiti che corrono in coalizione (5%) sia quella per le forze politiche fuori dagli schieramenti (8%). Terzo: premio di maggioranza e relativa soglia. Da più parti giudicato troppo alto e a rischio di nuova censura da parte della Consulta.

 

1- Liste bloccate, ma con pochi nomi

Niente preferenze. L’Italicum non prevede, per l’elettore, la possibilità di scegliere il candidato. Resta, quindi, il meccanismo delle liste bloccate, ma punta ad assicurare il rapporto tra eletto ed elettori attraverso l’indicazione di pochi nomi (liste corte) per ciascun partito (al massimo 4 o 5 seggi da assegnare) che saranno stampati sulle schede, in modo da rendere identificabili i candidati. Inoltre, sebbene attribuito su base nazionale, il numero dei seggi permetterà di eleggere i candidati presentati dai partiti in circoscrizioni su base provinciale. Un meccanismo che dovrebbe garantire, quindi, il collegamento tra le liste e il territorio. Ma proprio il tema delle preferenze (mancanti) è diventato uno dei principali temi di confronto e di scontro in Parlamento tra le forze che sostengono il governo. Scelta civica propone si superare la questione, imponendo «lo svolgimento di consultazioni primarie per la scelta dei candidati, secondo criteri di pubblicità, trasparenza e pari opportunità». Nuovo centrodestra, ma anche la minoranza del Partito democratico, chiedono invece la reintroduzione diretta delle preferenze superando le liste bloccate.

 

2- Sbarramento, la soglia dell’8% giudicata iniqua da molti

Per evitare il condizionamento degli equilibri parlamentari e, di conseguenza, le ripercussioni sulla tenuta del governo, l’Italicum rimodula, innalzandole, le soglie di sbarramento già previste nella precedente legge elettorale. In particolare, portando al 12% la soglia di sbarramento per le coalizioni, all’8% quella per l’ingresso in Parlamento dei partiti che partecipano alle elezioni al di fuori delle coalizioni e al 5% per i singoli partiti che, invece, corrono all’interno di una coalizione. Una previsione che ha messo, ovviamente, in allarme i partiti più piccoli che, per effetto delle nuove soglie, rischiano di essere tagliati fuori dal riparto dei seggi anche partecipando ad un patto di coalizione. La minoranza del Partito democratico ha posto l’accento sul tetto dell’8%, giudicato troppo alto, per i partiti non coalizzati (tra le ipotesi la possibilità di ridurlo al 6%). Inoltre, i cuperliani hanno avanzato richiesta di modifica sulla norma che prevede che, anche i partiti che non raggiungono il 5% (si fanno largo ipotesi di abbassare la soglia al 3-4%) e che non eleggono parlamentari, concorrono comunque al raggiungimento della soglia del premio di maggioranza.

 

3- Premio di maggioranza

Per garantire la governabilità, l’Italicum attribuisce un premio di maggioranza alla coalizione che, su base nazionale, raggiunga almeno il 35% dei consensi. Il premio è fissato nella misura del 18% ma non potrà, in ogni caso, mai portare all’assegnazione di oltre il 55% dei seggi in Parlamento. L’eventuale eccedenza verrebbe, quindi, redistribuita fra le altre coalizioni e liste. Anche sul tema del premio di maggioranza non mancano dubbi e polemiche. Alimentate, per altro, anche dall’appello dei 29 giuristi, tra i quali Stefano Rodotà, che hanno criticato l’eccessiva compressione del principio della rappresentanza appannaggio dell’obiettivo della governabilità che un premio così ampio determinerebbe. Sul punto, anche la minoranza Pd, ha sollevato dubbi sulla soglia, considerata troppo bassa, del 35% che, nell’impianto dell’Italicum, lo farebbe scattare. Per evitare il rischio di incappare, proprio sul premio di maggioranza, in una nuova censura della Consulta, anche Scelta civica chiede di rimodularlo. La proposta dei centristi prevede un premio del 15% per chi raggiunge il 38% dei voti e del 13% per chi arriva al 42% dei consensi.

 

4- Ballottaggio

Che succede se nessuno raggiunge la soglia del 35% dei consensi? L’Italicum prevede in questo caso che le due coalizioni che hanno ottenuto il maggior numero di voti si contendano, ad un secondo turno di ballottaggio, l’assegnazione del premio di maggioranza. Fra il primo ed il secondo turno non sono permessi ulteriori apparentamenti rispetto a quelli già formalizzati e indicati al primo turno. Chi si aggiudica il ballottaggio ottiene il 53% dei seggi mentre la parte eccedente sarà redistribuita, proporzionalmente, tra le altre liste e coalizioni. Dopo l’incontro al Nazareno con Berlusconi, Matteo Renzi ha portato all’esame della direzione del Pd una proposta che prevede in sostanza una legge elettorale proporzionale con eventuale ballottaggio per la distribuzione, a livello nazionale, dei seggi alla Camera, l’unica assemblea elettiva che, una volta attuata la riforma del Senato, sarà chiamata ad esprimere la fiducia al governo. Diversamente, qualora si dovesse tornare al voto prima che le riforme costituzionali previste dall’intesa tra il sindaco di Firenze e il Cavaliere, il meccanismo di elezione dei senatori ricalcherebbe le stesse regole previste per la Camera.

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