Geert Wilders, leader della destra ultra-nazionalista, guiderebbe una coalizione con i liberali dell’Nsc a cui appartiene il premier uscente Mark Rutte e il partito liberal-conservatore Vvd. Wilders mostrava il cartello «Non un cent all’Italia» quando si stava negoziando il Recovery Plan

Il lavoro in vista di un nuovo governo olandese, sei mesi dopo le elezioni, non è finito. Ma il risultato si sta profilando:il «partito della libertà» di Geert Wilders, destra ultra-nazionalista, guiderebbe una coalizione con i liberali dell’Nsc a cui appartiene il premier uscente Mark Rutte e il partito liberal-conservatore Vvd. La politica olandese fa sembrare semplice la politica italiana della Prima Repubblica, dunque non è necessario (per ora) addentrarsi nella sua giungla. È necessario invece chiedersi quali rischiano di essere le conseguenze europee della coalizione che si prepara all’Aia.
Wilders, che appartiene al gruppo «Identità e democrazia» di Marine Le Pen, Matteo Salvini e degli estremisti di Alternative für Deutschland, ha nettamente la maggioranza dei seggi e se si rivotasse oggi ne avrebbe ancora di più. Wilders è quello che mostrava il cartello «Non un cent all’Italia» quando si stava negoziando il Recovery Plan. L’Europa invece ha bisogno di mille miliardi di investimenti all’anno in transizione verde, digitale e difesa, mentre il Patto di stabilità limita strettamente le spese nazionali. L’Europa dunque ha poche possibilità di salvarsi dal declino strategico e tecnologico che l’attanaglia senza nuovi progetti di investimenti comuni: precisamente quelli contro i quali leader come Wilders hanno fondato la carriera e il successo. O cede il progetto europeo, oppure dovrà cedere lui.

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