ECONOMIA

Fonte: La Stampa

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Le Borse europee chiudono in rialzo. Corre l’occupazione negli Stati Uniti. A Piazza Affari riflettori su Pirelli, Ubi e Buzzi. Frenano Bper, Stm e Saipem

Effetto Draghi sui mercati: mentre le Borse europee chiudono in positivo, si raffredda ulteriormente lo spread tra i titoli di Stato italiani e gli omologhi tedeschi (scende sotto quota 160 e risale lievemente nel finale di seduta, portandosi a 163) e il rendimento del tasso del Btp a 10 anni scende fino al 3,15%, battendo il precedente minimo dall’introduzione dell’euro, e chiude a 3,19%. Lo spread tra Bonos e Bund, termina a quota 161 punti base per un rendimento del Bono decennale che vale il 3,16%. Il tutto mentre dalla Germania (lo scrive la Faz) rimbalza la notizia che la Bce avrebbe già condotto una serie di simulazioni, con diversi modelli di calcolo, per valutare le conseguenze sull’andamento dell’inflazione di eventuali acquisti massicci di titoli.

 

Si tratta dell’allentamento quantitativo nominato ieri per la prima volta dal presidente della Bce come una concreta possibilità. Secondo quanto annunciato da Draghi tra i 24 esponenti del Consiglio direttivo ci sarebbe un impegno unanime a usare tutti gli strumenti possibili, compresi quelli «non convenzionali» come l’acquisto di titoli, per contrastare i rischi collegati a una fase troppo lunga di bassa inflazione nell’area dell’euro (0,5% annuo in marzo nell’Eurozona). Secondo le informazioni a disposizione della Faz, le simulazioni sono state condotte su volumi di acquisto fino a un massimo di 1.000 miliardi di euro nel giro di un anno, quindi circa 80 miliardi al mese. I risultati sarebbero, tuttavia, fortemente divergenti: nello scenario più pessimistico, la mega-iniezione di liquidità della Bce porterebbe soltanto a un aumento dello 0,2% del tasso di inflazione mentre in un altro scenario si arriverebbe fino allo 0,8%. La Bce non ha voluto commentare le indiscrezioni. «Non ne so assolutamente nulla», ha detto il vicepresidente Victor Constancio.

 

A segnare il passo sulle piazze internazionali sono state anche le notizie in arrivo dagli Stati Uniti. L’economia americana infatti ha creato in marzo 192.000 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione resta ferma al 6,7% anche se un numero maggiore di persone sono entrate nella forza lavoro. Il dato sui posti creati è in linea con le attese degli analisti. Nel comunicare i dati di marzo, il Dipartimento del lavoro ha rivisto al rialzo quelli di gennaio e febbraio: in gennaio i posti creati sono stati 144.000 a fronte dei 129.000 precedentemente stimati, mentre in febbraio i posti creati sono stati 197.000 contro i 175.000 stimati in precedenza.

 

Wall Street apre in territorio negativo, ma senza conseguenze per il Vecchio Continente. Il Dax di Francoforte sale dello 0,7% a 9.695,77 punti, l’Ftse 100 di Londra avanza dello 0,7% a 6.695,55 punti, il Cac 40 di Parigi cresce dello 0,79% a 4.484,55 punti, l’Ibex di Madrid guadagna lo 0,88% a 10.677,2 punti, l’Ftse Mib di Milano segna +0,83% a 22.175,48 punti dopo aver toccato un massimo da tre anni a 22.210,34 punti.

In Piazza Affari i riflettori si sono accesi su Pirelli (+4,15%), spinta dagli analisti di Deutsche Bank, e Ubi Banca (+4,66%). In luce il comparto del cemento, da Buzzi (+4,39%) a Italcemnti (+6,67%), insieme alla controllante Italmobiliare (+3,48%) e Cementir (+2,97%).

Contrastate Mediset (+0,93%) e la controllata Ei Towers (-4,92%), di cui il Biscione ha ceduto il 25%. Acquisti anche su Campari (+2,59%) e Finmeccanica (+1,11%), mentre hanno frenato Banco Popolare (-2,56%), oggetto di prese di beneficio dopo i balzi delle ultime sedute, Bper (-0,67%), Stm (-0,81%) e Saipem (-0,67%), che ha perso dei tubi nell’Atlantico. Sprint, tra numerosi congelamenti per eccesso di volatilità, delle Carige Risparmio (+25,28%), su ipotesi di conversione in ordinarie (+0,31%), nonostante la Banca genovese abbia dichiarato di non essere a conoscenza di notizie o eventi che possano condizionare l’andamento del titolo in quel modo.

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