Le radici italiane, l’infanzia in banlieue, ora la star 28enne del Rassemblement National ha già pronti i manifesti per la scalata a premier

I manifesti con la scritta «Bardella primo ministro» sono già pronti, e ritraggono il vincitore delle elezioni europee con il suo classico sorriso rassicurante, da bravo ragazzo, davanti all’Assemblea nazionale, l’istituzione da conquistare.
Jordan Bardella e la sua mentore Marine Le Pen hanno 20 giorni di tempo per riuscire a passare dagli attuali 89 seggi del Rassemblement national — già cifra record — ai 289 necessari per arrivare alla maggioranza assoluta.
Come recuperare questi 200 seggi? In parte con le alleanze, naturalmente: Bardella si è dedicato già da ieri alle manovre, e ha incontrato Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen oggi nel partito rivale Reconquête. Maréchal è in rotta con il fondatore Zemmour, e potrebbe tornare in famiglia sostenendo il RN. Poi Bardella ha cominciato l’opera più difficile, ovvero convincere la destra gollista ad abbandonare l’ormai decrepito «fronte repubblicano» anti-estrema destra. I primi sondaggi danno il RN a 265 seggi, i Républicains a 55: basterebbe portarne la metà, se non tutti, dalla propria parte, e «Bardella premier» diventerebbe realtà.
Ma oltre alle alleanze, in questi giorni Bardella getterà tutto se stesso in quello che da gennaio a oggi gli è riuscito così bene, ovvero parlare ai francesi. È molto merito della personalità del 28enne Bardella se il Rassemblement national è stato il partito di gran lunga più votato in tutte le categorie sociali, in tutte le fasce d’età, e in tutte le zone, tranne una: Parigi, isola nel mare di un Paese così diverso dalla capitale.
Jordan Bardella è cresciuto proprio alle porte di quella Parigi che continua a rifiutarlo, nella banlieue di Saint-Denis. È figlio di Luisa Bertelli-Motta nata a Nichelino (Torino) e immigrata in Francia dall’età di un anno, impiegata comunale e donna di servizio, e di Olivier Bardella, a sua volta di origine piemontese, patron di una piccola azienda di distributori automatici di bevande. I genitori di Jordan divorziano quando lui ha un anno, e lui resta a Saint-Denis con la madre.
Jordan e Luisa vivono in una casa popolare, con gli spacciatori nella hall del palazzo e i ragazzini che gridano akha per avvisare dell’arrivo dei poliziotti. Jordan ama raccontare dell’infanzia in banlieue e della povertà della madre. Parla meno del benessere del padre, che gli ha offerto un viaggio a Miami per la maturità, poi una Smart, un appartamento, e bonifici regolari sul conto fino al primo stipendio da politico.
Quando è diventato presidente del RN, nel novembre 2022, nel discorso davanti ai militanti Jordan Bardella ha parlato di lei, Luisa, «che aveva la dignità delle persone che si alzano presto per un salario di miseria. Non eravamo di qui ma, per amore della Francia e del suo popolo, lo siamo diventati».
Bardella rivendica spesso il suo 75% di origini italiane (l’altro quarto è algerino Kabyle) per dire che integrarsi è possibile, se lo si vuole. Ha cominciato a militare nell’allora Front National a 16 anni folgorato dalla vista di Marine Le Pen in tv contro Mélenchon, e per amore della politica ha interrotto geografia all’università. Nei duelli di questi mesi è apparso talvolta poco competente, specie davanti all’iper-diplomato premier Gabriel Attal. Ma tra il professorino severo Attal e lo studente non brillantissimo ma di buona volontà Bardella, i francesi — non i parigini — sembrano preferire quest’ultimo.

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