SPECIALE EXPO 2015
Fonte: Corriere della Sera
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Il premier Matteo Renzi affida i lavori dell’Expo di Milano a Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità anti-corruzione

Sarà Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità nazionale sulla corruzione, a seguire i lavori dell’Expo: è questa l’ultima proposta del presidente del Consiglio per arginare il rischio di una nuova Tangentopoli. Il premier, Matteo Renzi, intende affiancare ai tecnici dell’Expo e al suo commissario un pool di avvocati, magistrati contabili, esperti di contratti: una task force che metta al setaccio gli appalti. E sarà alla fine proprio Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, venga chiesto di «rimettere a posto le cose» a Milano.«Milano ce la farà, noi non molliamo» e l’Expo è «un’occasione troppo grossa per buttarla via», avverte Matteo Renzi. Positivi i commenti a caldo: «Mi sembra una buona idea quella di rafforzare ulteriormente il versante anticorruzione» sull’evento, concorda il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.«Bene se il governo incarica Raffaele Cantone di seguire Expo: è magistrato capace che stimo molto, piena collaborazione», commenta il governatore della Lombardia Roberto Maroni .

Il commissario che supervisionerà i lavori

Pm anticamorra, scrittore di successo, garante delle istituzioni contro la corruzione. Una biografia ricca quella di Raffaele Cantone, il magistrato incaricato oggi da Renzi di riportare la trasparenza nei cantieri di Expo 2015: una «vetrina per l’Italia» infangata da episodi di corruzione venuti alla luce grazie a inchieste giudiziarie culminate con gli arresti di alcuni dei responsabili. Nato a Napoli 51 anni fa, il 24 novembre 1963, Raffaele Cantone è stato chiamato prima da Letta e poi da Renzi a presiedere l’Autorità Nazionale Anticorruzione. Un organismo che ora il premier vuole come «task force» per cacciare i corrotti dall’Expo milanese. A lungo magistrato impegnato nella lotta contro la camorra, Cantone ha lavorato anche presso l’Ufficio del Massimario della Cassazione e ha scritto diversi libri: il primo, nel 2008 «Solo per giustizia», (edito da Mondadori) l’ultimo, del 2013, «Football Clan» (Rizzoli) nel quale con il giornalista de «L’Espresso», Gianluca Di Feo, ricostruisce i rapporti tra mafia e pallone. Da magistrato, è stato fino al 2007 alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e ha condotto importanti indagini contro il clan camorristico dei Casalesi che si sono concluse con l’ergastolo di boss del calibro di Francesco Schiavone, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, Walter Schiavone, Augusto La Torre, Mario Esposito. In seguito a queste inchieste, minacciato dalla camorra, ha dovuto condurre per anni una vita blindata. Saviano, nel 2011, lo ha proposto come candidato sindaco di Napoli. Ma Cantone ha declinato sempre ogni invito ad entrare in politica. Ha accolto, invece, quello di diventare Garante dell’Authority anticorruzione. Un ruolo «più tagliato» su di lui, come ammise in una recente intervista, e un incarico fondamentale per far tornare la trasparenza sugli appalti di Expo 2015.

Il disegno di legge di Grasso

Ma c’è anche un altro fronte su cui la politica sta lavorando per correre ai ripari:ed è quello della mobilitazione delle Camere per mettere a punto l’impianto normativo necessario a scongiurare il diffondersi del malaffare nel Paese. Su corruzione e legalità «penso sia arrivato il momento di dedicare una sessione speciale del Parlamento», dice il presidente dell’ Antimafia, Rosy Bindi secondo la quale «è ora che la politica esprima un giudizio su se stessa». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, propone di ripartire da quella che è stata anche la sua proposta che ha già portato allo stralcio delle norme sul 416 ter. Proprio per blindare le grandi opere dai tentacoli dell’illegalità si potrebbe ricominciare con quel ddl che, nel suo primo giorno da senatore, aveva presentato per colpire assieme al voto di scambio anche altre fattispecie di corruzione, il riciclaggio, l’auto-riciclaggio e il falso in bilancio. Il presidente della Camera, Laura Boldrini, non ha dubbi: «È una grande occasione e si deve buttare fuori quello che di sporco c’è, ma la corruzione non è un fatto endemico. Si può e si deve distinguere. Sull’Expo non ci debbono essere ombre di alcun tipo». Il ministro Stefania Giannini invita anche lei a distinguere tra malaffare e qualità del progetto: «L’Expo è un grande progetto, e lo era fin dall’inizio. Lo valorizzeremo». Può diventare anche «un vantaggio» il fatto di aver trovato le «mele marce», osserva il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, perché così si può tornare al «progetto originario» abbandonando quello «faraonico». E anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, sottolinea come «l’immagine internazionale di Milano e dell’Expo non sia compromessa perché non è quella delle infrastrutture, ma quella dei grandi temi del futuro del pianeta».

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