È la sfida del secolo anche se non c’è guerra tra loro. Ma altri conflitti sono attraversati da quel dualismo

La sfida del secolo resta quella tra America e Cina. Per fortuna non dà segnali di scivolare verso una guerra. Però gli altri tragici conflitti in corso si situano in un mondo attraversato da quel dualismo. La tensione tra le due superpotenze ha abbassato i toni, per mutuo consenso, dopo il vertice tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco nel novembre 2023. Ma i focolai di tensione non si sono ridotti, anzi. La Cina alle prese con la debolezza dei consumi interni adotta la ricetta classica, cioè esporta la sua crisi. È in atto un nuovo boom di vendite made in China, in tutti i settori compresi quelli più tradizionali. L’invasione dei mercati mondiali è massiccia nell’auto elettrica e nei pannelli solari, sicché la transizione verde dell’Occidente peggiora la dipendenza verso un fornitore unico. Dazi e sussidi, usati con vigore dagli Stati Uniti, hanno innescato una reindustrializzazione americana, ma la strada da percorrere è lunghissima. La produzione industriale cinese supera quella di Usa, Germania, Giappone e Corea del Sud messi insieme. Tra le «importazioni» dalla Repubblica Popolare ce n’è una che fa male più delle altre: i componenti chimici per il Fentanyl, droga che fa strage in America ed è arrivata in Europa. I focolai di potenziale tensione non mancano sul terreno militare. I Berretti verdi Usa addestrano i soldati taiwanesi alle tattiche di guerriglia per resistere all’eventuale invasione cinese; mentre il vicepresidente dell’isola è in visita a Washington.
La marina di Xi Jinping continua gli atti di intimidazione ai danni delle Filippine, altro alleato Usa nel Pacifico. Un crescendo di azioni militari aggressive è in atto da parte della Corea del Nord, che minaccia Seul e Tokyo, ed è verosimile che abbia il beneplacito di Pechino. Non occorre vedere un’altra guerra o un «cigno nero» dietro ogni angolo; può darsi che America e Cina si stiano installando in un antagonismo controllato, come accadde tra Usa e Urss per diversi decenni.
Ciascuna delle due superpotenze potrebbe convincersi che il tempo gioca a suo favore e Biden lo ha detto apertamente nel suo discorso sullo stato dell’Unione: «Altro che ascesa cinese e declino americano, stiamo vincendo noi». In realtà le difficoltà interne non mancano sui due fronti.
La Repubblica Popolare si dà un obiettivo di crescita del Pil ambizioso (+5% quest’anno) ma subisce dei forti venti contrari: crac immobiliare, stagnazione dei consumi, altissima disoccupazione giovanile, aumento della fuga di cervelli o dell’emigrazione pura e semplice (decine di migliaia di richiedenti asilo dalla Cina arrivano fino al confine Usa-Messico). Di fronte a questi problemi, in parte provocati dal suo ritorno di statalismo, Xi Jinping rincara la dose: per arginare il pessimismo dei mercati finanziari e per tamponare la crisi immobiliare le sue ricette prescrivono un ulteriore accentramento di decisioni in capo al governo e al partito comunista. Il ritorno al passato socialista affiora perfino nella censura contro molte statistiche economiche.
Delle difficoltà americane è superfluo parlare: sono esibite alla luce del sole. Una campagna elettorale grottesca oppone i due candidati più vecchi e impopolari della storia. Sarà una stagione di veleni, ciascun candidato descrive la vittoria dell’altro come una catastrofe. La società civile è lacerata, valori etici e modelli di comportamento sono il terreno di una battaglia tribale. L’economia è in ottima salute eppure i cittadini sono pessimisti. Le giovani generazioni, sballottate tra permissivismo estremo e predicazioni apocalittiche, registrano segnali d’infelicità drammatici (depressioni, tossicodipendenze, suicidi adolescenziali). Due «importazioni cinesi» condensano i paradossi di questa America: TikTok e Fentanyl. La messa al bando della piattaforma social è stata votata solo alla Camera; un voto analogo al Senato, e la firma finale del presidente, dovranno vedersela con 170 milioni di utenti americani inferociti. A loro importa poco se TikTok sia uno strumento della Cina, o forse non ci credono. Come per il caso ben più spaventoso del Fentanyl, molti americani ritengono che la libertà di autodistruggersi sia un diritto garantito dalla Costituzione.
La gara America-Cina nel lungo periodo potrà riservare tante sorprese, i bilanci in queste competizioni si fanno dopo decenni o addirittura secoli. Intanto dovrebbe essere chiaro che nel mondo contemporaneo tutto si lega. La tenuta di Putin nel conflitto ucraino; la capacità dell’Iran di destabilizzare il Medio Oriente; la tensione nel Mar Rosso dove gli Houthi attaccano l’Occidente ma risparmiano le navi cinesi. Sarebbe sbagliato vedere la mano di Pechino dietro tutto. Le teorie del complotto sono sempre fuorvianti. Sta di fatto che la Cina sostiene in tanti modi «legittimi» tutti gli avversari dell’Occidente. Xi non ha mai smesso di pensare che il vento della storia gli è favorevole e che il tempo gioca per lui.

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