Il prezzo del gas raggiunge il massimo da sei mesi a causa di un crollo dei flussi dalla Norvegia, con ulteriori rincari in vista

Si accentuano le tensioni sul mercato europeo del gas, con un balzo dei prezzi che è arrivato a superare il 13% nella giornata di lunedì 3, spingendo i valori al Ttf fino a 38,56 euro/Megawattora, il massimo da sei mesi.
La seduta si è poi conclusa sotto quota 37 euro, ma il rischio di ulteriori rincari è concreto in un mercato di nuovo assediato dagli speculatori, con posizioni nette lunghe da record all’Ice, equivalenti a oltre 120 Terawattora.
A innescare l’ultima fiammata è stato un crollo dei flussi dalla Norvegia, Paese che dal 2022 ha preso il posto della Russia come primo fornitore del Vecchio continente. Dopo un’ispezione è emerso che all’origine dei problemi c’è un guasto serio, la cui soluzione potrebbe richiedere tempo: una falla in una conduttura che collega la piattaforma Sleipner Riser nel Mare del Nord, gestita da Equinor, all’impianto a terra di Nyhamna, dove il gas viene trattato prima dell’esportazione verso la Gran Bretagna. Quest’ultimo lunedì 3 ha funzionato intorno al 70% della capacità.
Gassco ha fatto sapere che sta collaborando con Equinor per deviare almeno in parte i flussi in modo da «consegnare all’Europa i massimi volumi possibili». Da martedì 4 giugno tuttavia il continente perde per una settimana anche il gas russo che arriva dal gasdotto TurkStream, a causa di manutenzioni annuali programmate da tempo.
Anche per il Gas naturale liquefatto c’è qualche apprensione, legata alla ripresa degli acquisti in Asia. D’altra parte rassicura l’alto livello degli stoccaggi Ue: i depositi dell’area sono già pieni per oltre il 70 per cento, un livello che è stato superato una sola volta nella storia in questo periodo dell’anno.

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