Secondo uno studio di ingegneria ambientale, redatto per il Comune di Villa San Giovanni, in prossimità della zona del pilone è escluso qualunque tipo di intervento edilizio. In allerta i territori

Slittano le osservazioni sul Ponte sullo Stretto che i comuni di Villa San Giovanni e Messina, con la Città Metropolitana di Reggio Calabria, avrebbero dovuto presentare al ministero delle Infratrutture entro l’8 giugno. Le amministrazioni hanno richiesto «la sospensione dei termini della conferenza istruttoria fino alla data del 12.09.2024, o comunque, fino all’eventuale ulteriore termine di sospensione della “parallela” conferenza dei servizi dinnanzi al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica».

I territori vogliono vederci chiaro
I territori hanno bisogno di vederci chiaro: «La valutazione delle amministrazioni locali non possono prescindere dalla conoscenza degli studi e delle risultanze della Stretto di Messina – spiega la sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti – che modificheranno sostanzialmente il progetto del Ponte. Pertanto, prima di formulare le nostre osservazioni, abbiamo bisogno di tempi giusti che ci consentano di verificare e analizzare quanto verrà prodotto». Un’esigenza condivisa anche dal sindaco di Messina Federico Basile e da quello della città metropolitana di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà.

Stretto di Messina: 4 mesi in più per rispondere al Mase
Del resto, è stata la società Stretto di Messina a prendere tempo («considerata l’eccezionale rilevanza dell’opera»), richiedendo al Mase di prorogare di almeno 120 giorni, quindi fino a metà settembre, i termini della consegna della documentazione integrativa per l’aggiornamento del progetto del collegamento stabile fra Calabria e Sicilia, con tutte le risposte alle 239 integrazioni su questioni di impatto ambientale, rischio di sisma e maremoti, analisi costi-benefici. Di conseguenza, anche l’approvazione del Cipess, inizialmente annunciata per giugno, si sposta almeno a dicembre. Nel frattempo, l’ad Pietro Ciucci rassicura i territori ribadendo che «l’opera non presenta alcuna criticità dal punto di vista della sicurezza tecnica e strutturale». Che anzi, «il progetto definitivo individua compiutamente le opere da eseguire». E che «il progetto esecutivo sarà redatto in conformità al progetto definitivo e determinerà in ogni dettaglio i lavori da realizzare». La proproga dei termini richiesta al Mase «riflette la volontà e il massimo impegno della società nel fornire puntuali ed esaurienti risposte alle richieste di integrazioni e chiarimenti».

Caminiti: blindano le procedure ed escludono i territori
«Il problema – insiste la sindaca Caminiti – è proprio rimandare alla fase del progetto esecutivo qualunque dettaglio e approfondimento tecnico, come quello sulla cantierizzazione, ad esempio, o sulla risoluzione delle interferenze, quindi successivamente all’approvazione del Cipess. Una procedura che blinda la Stretto di Messina, ma esclude i territori che, a quel punto, non potranno più esprimersi».

I timori di Villa e Messina
E se Messina teme per la tenuta della città (la cantierizzazione, l’approvvigionamento idrico, il delicato equilibrio ecologico di un’area tutelata a livello internazionale e comunitario, la necessità di dare precedenza alle opere complementari), Villa San Giovanni, esprimendo più o meno gli stessi timori, aggiunge una preoccupazione ulteriore dovuta alla presenza di «faglie attive e capaci» sul versante calabrese, come riporta nelle sue osservazioni tecniche il milanese Paolo Nuvolone, ingegnere per l’ambiente, che conosce a fondo il territorio per essersi già occupato della sistemazione idraulica delle fiumare.

Faglie attive e capaci nella zona del pilone
La sua relazione, redatta per il comune di Villa San Giovanni, parte dal progetto Ithaca (ITaly HAzard from CApable faults) di Ispra, che sintetizza tutte le informazioni disponibili sulle faglie, e si sofferma su quelle di Porto Salvo, Cannitello, Pezzo, Piale, Commenda, con uno specifico riferimento alla disciplina degli usi del suolo in zone di faglia attiva e capace, sia dal punto di vista urbanistico sia dal punto di vista delle classi d’uso dei manufatti. È quella contenuta nel documento sulla Microzonazione Sismica, linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci, approvato nel 2015, ed elaborato a seguito del terremoto dell’Aquila: stabilisce, in concreto, «la non possibilità di nuove costruzioni e la regolamentazione edilizia fortemente limitativa per quelle esistenti». Nello studio viene evidenziato, anche grazie a precise ricostruzioni grafiche, come proprio la zona interessata dal Ponte sia «caratterizzata dalla presenza di faglie attive e capaci, che interferiscono con tutte le opere progettate». In particolare, la faglia “Cannitello” è associata ad eventi estremi i cui effetti sono visibili e peraltro ben documentati, a partire dal 1783. Tale faglia è localizzata tra la chiesa di Pezzo e la chiesa di Cannitello, nella zona di realizzazione della struttura portante del ponte, il pilastro di Cannitello, appunto, alto circa 400 metri, le cui fondazioni «è probabile ricadano almeno parzialmente nella “Zona di Rispetto” dove è escluso qualunque tipo di intervento edilizio». Lo stesso vale per le altre opere in progetto: strade, ferrovie, svincoli, pontile a mare.

Ciucci smentisce, la sindaca resta in allerta
Pietro Ciucci smentisce: «Siamo ben oltre il terzo livello di approfondimento della microzonazione sismica. Abbiamo eseguito sondaggi geologici, geotecnici e sismici. Ulteriori indagini saranno valutate in sede di progettazione esecutiva». «Io sono la sindaca e resto in allerta. L’ho avvertito, Ciucci – conclude Giusy Caminiti -. Villa San Giovanni non sopravviverà all’impatto del Ponte. E, come gli ho detto, non mi assumo la responsabilità di far morire la mia città».

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