Al Quirinale i leader di 25 Stati e von der Leyen. Meloni lancia il Piano Mattei: partiremo da Paesi pilota. Italia e Emirati avviano il fondo con 100 milioni a testa. Arabia e altri pronti a partecipare

Il Piano Mattei ha almeno due braccia. Quello dei rapporti bilaterali con i Paesi africani, che dopo la conferenza del luglio scorso prevede in autunno una nuova conferenza a Tunisi, sotto la regia di Roma, per far entrarne nel vivo una parte. E quello che verrà annunciata oggi da Giorgia Meloni, con la creazione di un Fondo multilaterale presso la Banca africana di sviluppo, i cui soci fondatori saranno Italia ed Emirati arabi uniti, che sottoscriveranno 100 milioni di euro ciascuno alla nascita, ma che sono pronti a ricevere fondi da Arabia Saudita (ne vuole mettere 200), dagli altri Paesi del Golfo e da quelli europei che hanno già mostrato interesse, incluse Francia e Germania.
Non è facile spiegare la Conferenza Italia-Africa che è iniziata ieri sera al Quirinale, con una cena di gala per 68 ospiti, fra cui 25 capi di Stato e di governo. Oggi al Senato in cinque sessioni di lavoro la premier darà i primi dettagli ufficiali (verranno indicati alcuni «Paesi africani pilota dove avviare i primi progetti», ha anticipato ieri al Tg1) di un «disegno per l’Africa non predatorio, ma da pari a pari», di un progetto sul quale lei stessa si gioca una larga fetta di credibilità, interna e internazionale. Il piano è sostenuto dalle nostre grandi aziende pubbliche, in primo luogo Eni, Enel e altre partecipate, ma è un complesso puzzle di incastri finanziari, politici, diplomatici. Dunque, anche, una grande scommessa.
Per vincerla Meloni ha puntato fra gli altri sui rapporti con l’Unione europea, che nel piano Global Gateway ha già programmato di spendere 150 miliardi in progetti per lo sviluppo in diverse zone del mondo, fra cui l’Africa. Con l’aiuto di Ursula von der Leyen, che ieri, con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, era in prima fila al Quirinale, la premier punta a mettere anche un sigillo italiano su una parte del Global Gateway, allargando il numero dei progetti destinati (molti già scritti) ai Paesi africani.
Non è stata solo una coincidenza, ieri, il segnale arrivato da Bruxelles, da una portavoce della Ue, che ha messo nero su bianco il fatto che l’Ue «accoglie con favore il Piano Mattei, poiché si adatta bene alla nostra visione congiunta con gli Stati africani, nonché al piano Global Gateway, che sta avanzando con progetti ambiziosi anche su energia, digitale e sicurezza alimentare».
La messa a terra del Piano, che oggi in Senato vedrà molti leader africani discutere i loro progetti con il governo italiano, dovrà essere sviluppata su diversi settori: le politiche migratorie, l’elettrificazione di tante aree che ne sono sprovviste, il dossier di energia con le sue infrastrutture, nuove o da raddoppiare, l’ambito dell’istruzione. Un disegno politico ambizioso per uno Stato che è una media potenza, come l’Italia, ma che ha le carte in regola per marciare se organizzato in modo adeguato.
Se le opposizioni dicono che si tratta di una «scatola vuota», a Palazzo Chigi ribattono con alcune cifre. L’Italia potrà contare su un potenza di fuoco che potrà superare, tra fondi Mef, Cdp ed esistenti, in 5 anni, i 4 miliardi. Il nucleo iniziale di un moltiplicatore che passa anche dal Golfo persico, ma che al momento nessuno è in grado di stimare.
«L’auspicio è quello di poter realizzare, dopo il dialogo intenso degli anni scorsi, un rapporto ancora più forte tra il continente africano e l’Italia», ha detto ai suoi ospiti Sergio Mattarella, alla cena che ha aperto il vertice. Citando un proverbio africano: «Se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *