Ai tre click day del 18, 21 e 25 marzo sono arrivate dalla Campania 231mila richieste su 702mila totali, il triplo della Lombardia. Caserta e Salerno superano Roma e Milano

Sono le Regioni del Mezzogiorno e, in particolare, la Campania ad aver maggiore bisogno di lavoratori provenienti da Paesi extra europei. Almeno stando ai numeri. I dati forniti al Sole 24 Ore dal ministero dell’Interno, aggiornati al 24 aprile, rivelano infatti che dal Mezzogiorno è arrivato il 54% delle richieste presentate da imprenditori e famiglie negli ultimi click day del 18, 21 e 25 marzo relativi agli ingressi del 2024 (è ancora possibile presentare le domande fino al 31 dicembre ma i posti disponibili vanno esauriti nei primi minuti dei click day).
Una ripartizione territoriale “anomala” e soprattutto sconnessa rispetto ai tassi di disoccupazione e alla ricchezza del tessuto imprenditoriale che, insieme alle segnalazioni di associazioni e sindacati, suona come un avvertimento: all’ombra dei click day potrebbero nascondersi pratiche scorrette e truffe ai danni sia dei cittadini extraeuropei che intendono entrare nel nostro Paese per lavorare, sia delle aziende che hanno bisogno di manodopera.

La distribuzione nel territorio
Dalla Campania, dove la disoccupazione è al 18% e le imprese censite al 31 marzo sono circa 600mila, è arrivato il 32,8% delle domande, oltre il triplo della Lombardia (10,7%), che ha invece 940mila aziende e un tasso di disoccupazione di poco superiore al 4 per cento. Dalla Provincia di Napoli sono arrivate più domande di quelle sommate di Veneto ed Emilia Romagna, mentre le Province di Caserta e Salerno cercano più lavoratori di quelle di Roma e Milano.
«Purtroppo i comportamenti disonesti e i meccanismi di truffa esistono – dice Romano Magrini, responsabile relazioni sindacali, lavoro, immigrazione e sicurezza di Coldiretti – e abbiamo posto il problema ai ministeri competenti: c’è già stata una riunione con il ministero dell’Agricoltura, del Lavoro e degli Interni perché il rischio è che siano le imprese oneste che hanno davvero bisogno di lavoratori a rimanere fuori dalle quote».

Il record di domande nei click day di marzo
Nei click day di marzo è stato raggiunto il record di 702mila domande a fronte dei 151mila posti disponibili per i lavoratori extra Ue nel 2024. Posti che, che, come sempre succede, sono andati esauriti nel giro di pochi minuti. Sono quindi moltissime le istanze non accolte.
Ma ad alimentare la valanga di domande, oltre alla fame di manodopera (la meccanica, ad esempio, chiede oltre 15mila lavoratori subordinati), potrebbero esserci richieste false inviate solo per ottenere denaro da chi vuole entrare in Italia con un contratto regolare. E questo anche quando c’è la consapevolezza che le istanze trasmesse non andranno a buon fine perché verranno respinte.

«Bisogna evitare – aggiunge Romano Magrini – che un sistema i ingresso regolare per gli immigrati venga invece utilizzato per alimentare il lavoro nero e la criminalità. Ma la soluzione non è ridurre le quote, perché questo finirebbe per buttare via il bambino con l’acqua sporca. Ciò che serve è intensificare i controlli e verificare che ogni domanda accolta porti alla sottoscrizione di un contratto di soggiorno».

Il rischio di restare in Italia da irregolari
La procedura dei decreti flussi prevede che dopo il click day, le richieste siano esaminate dagli sportelli unici per l’immigrazione delle prefetture, che rilasciano i nulla osta, e quindi siano trasmesse ai consolati dei Paesi di provenienza per l’emissione dei visti d’ingresso.
Una volta che il lavoratore è entrato in Italia in modo regolare, l’azienda deve chiede alla prefettura l’appuntamento per la stipula del contratto di soggiorno. Uno step fondamentale, perché permette al cittadino extra Ue di avere un permesso di soggiorno e di risiedere nel nostro Paese in modo regolare.
Il rischio però è che i lavoratori extra Ue entrino in Italia con un nulla osta e con un visto regolare, ma poi diventino irregolari perché l’impresa che li ha chiamati è scomparsa o non è più disponibile ad assumerli. Un’eventualità, quest’ultima, che può essere determinata dal ritardo nell’ingresso del lavoratore (anche oltre i sei mesi), che ha costretto l’azienda a trovare un’altra soluzione, ma anche da richieste scorrette fin dall’inizio.
L’effettuazione di verifiche relative alla corretta conclusione della procedura e e al fatto che l’assegnazione delle quote corrisponda alla sottoscrizione di contratti di soggiorno è resa difficile dalla carenza di ispettori del lavoro.

Caponi: nessun limite di richieste per i datori privati negli ultimi due click day
«Negli ultimi due click day non c’è più stato il limite di cinque richieste per i datori privati – segnala inoltre Roberto Caponi, direttore politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura – che ne possono presentare in numero illimitato, senza i controlli che invece riguardano le associazioni di categoria e i professionisti. Reintrodurre il tetto potrebbe essere un modo per arginare utilizzi per altri fini».

Greco: rapporti di lavoro “virtuali” venduti
Comportamenti scorretti ci sono comunque in tutta Italia. «Fare statistiche è impossibile – dice Vincenzo Greco, segretario della Camera del lavoro metropolitana Cgil Milano – ma abbiamo incrociato casi in cui erano stati “venduti” rapporti di lavoro virtuali. Aziende avevano avviato le pratiche e poi erano sparite e i lavoratori ci chiedevano aiuto per risolvere il problema».

Biondo: occorre sanatoria dei lavoratori stranieri già irregolarmente presenti in Italia
Per Santo Biondo, segretario confederale della Uil con delega alle politiche sociali e all’immigrazione, «è indubbio che tutto il mondo produttivo abbia bisogno di manodopera. Ma come primo intervento, sarebbe necessario fare una sanatoria dei lavoratori stranieri che sono già irregolarmente presenti in Italia e che non possono essere correttamente contrattualizzati».

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