EUROPA
Fonte: Corriere della Sera
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Il ministro dell’Economia spiega: non chiediamo sconti sulla direzione imposta dall’Europa, ma un allentamento dei tempi di raggiungimento degli obiettivi

L’aggiustamento di bilancio e l’uscita dal deficit eccessivo sono due capisaldi che non si toccano: sono la «direzione». Ma i «tempi» di raggiungimento degli obiettivi, quelli sì, si possono «modulare», tenendo conto di «condizioni eccezionali dell’economia» e di uno «sforzo di riforme strutturali». Così Giancarlo Padoan tira la linea del governo Renzi all’Eurogruppo di un’Atene blindata, dove – mentre i dimostranti di estrema sinistra si scontrano con i poliziotti – arriva un incoraggiamento all’Italia perché prosegua sulla strada delle riforme, ma anche l’avvertimento che non ci saranno sconti. «Ho fiducia che l’Italia rispetterà gli impegni e farà le riforme per favorire l’occupazione, rispettando allo stesso tempo i vincoli di bilancio europei», ha detto il commissario agli affari monetari Olli Rehn, che ha rifiutato il paragone tra la Francia (che ha ottenuto una deroga al 3% del repporto deficit/Pil) e l’Italia. 

Bilanci in ordine, ma ci vuole anche la crescita

Ma l’idea che si possa e si debba fare un fronte comune dei Paesi deboli contro i Paesi forti dell’Eurozona, per una maggiore flessibilità delle regole di bilancio, è respinta proprio da Padoan, che sottolinea: «In questi anni l’Europa ha passato diverse fasi compresa quella dell’aggiustamento di bilancio in gran parte raggiunto non definitivamente ma in gran parte è così. E’ costato molti sacrifici, va difeso, non possiamo permetterci di perdere i margini ottenuti dal punto di vista del bilancio soprattutto a causa del debito pubblico elevato». Attualmente sono quattordici i Paesi sotto procedura per i conti pubblici, tra cui la Francia: l’Italia ne è appena uscita ed è ben consapevole dei rischi:«E’ stato un risultato importante e ritengo che l’atteggiamento molto positivo che i mercati ci riservano sia frutto anche di quella decisione e di quegli sforzi che vanno quindi assolutamente difesi», spiega il ministro. Ora però, dice Padoan, «vanno visti altri aspetti»: la crescita, prima di tutto, che è «una esigenza sentita da tutti», ma che è una «condizione necessaria ma non sufficiente per creare posti di lavoro», per cui «va coniugata con misure che migliorino il funzionamento del mercato del lavoro». Che è proprio la strada sulla quale sta procedendo il governo Renzi. Certo, Padoan sa che l’inflazione nell’eurozona «è particolarmente bassa» e questo «è un problema nell’aggiustamento dei prezzi relativi e della competitività soprattutto nei Paesi del sud» perché «rallenta il processo di aggiustamento del debito».Ma non ci sono rischi di deflazione, assicura Padoan: anche se ieri l’indice dei prezzi al consumo dell’area ha segnato un +0,5% su anno, minimo dal novembre del 2009.

Meno tasse solo con meno spese

Ma come si trovano le risorse per finanziare le riforme? Padoan rassicura i suoi colleghi europei: «Tagli permanenti di tasse saranno finanziati da tagli permanenti di spesa», spiega. Lo scopo della spending review, «è duplice- sottolinea Padoan- serve a trovare risorse con tagli permanenti e a modificare meccanismi di spesa e priorità». E infatti, il ministro difende a spada tratta «il taglio del cuneo fiscale», che è già «una misura strutturale», e quindi già – questa sembra essere l’indicazione – potrebbe indurre l’Europa ad essere un po’ più flessibile nei confronti dell’Italia.Per quanto riguarda le nuove norme per il rientro dei capitali in fase di ridefinizione, ci tiene a precisare: «Il decreto non sarà un condono, non ne prevede la possibilità perché non stiamo parlando di aliquote ma ci saranno degli alleggerimenti delle norme sanzionatorie per chi rientra da quanto dovuto al fisco e rispetta i criteri dell’adesione volontaria». Quali sono gli obiettivi concreti di Padoan? Per un paese ad alto debito ci vorrebbe «una crescita nominale del Pil maggiore di quella che abbiamo», ammette Padoan, «se fosse il 3% ci metterei la firma, ma starebbe bene anche la metà in termini reali».

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