13 Dicembre 2024
bandiera Europa

Il ministro delle Finanze tedesco apre a un commissario alla Difesa e a più investimenti Bei. E attacca la presidente von der Leyen: troppa burocrazia

La campagna elettorale in vista del voto di giugno è iniziata. I temi sono dominati dalla guerra in Ucraina e dalle sue ricadute europee. Mentre tra i Ventisette si discutono nuove forme di integrazione, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner è guardingo. In una intervista, l’uomo politico ha respinto l’ipotesi di investire denaro europeo nella difesa. Della sua connazionale Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, dice che “è una minaccia alla nostra competitività e al nostro benessere economico, se non cambia le sue idee politiche”.
Da quando ha preso le redini del partito liberale tedesco (FDP), una volta guidato da Hans-Dietrich Genscher (1927-2016), Christian Lindner, 45 anni, difende una visione forse non nazionalista, ma certamente confederale dell’Unione europea; anche se gli sconvolgimenti degli ultimi anni non lo lasciano indifferente. Sa bene, per esempio, che vi è la concreta possibilità di un ritorno del controverso presidente Donald Trump alla Casa Bianca alle prossime elezioni americane.

“Un mercato unico” della difesa
“Dobbiamo investire e rafforzare le nostre capacità di difesa, nell’ambito della Nato. Dobbiamo fare i compiti a casa, al di là da chi viene eletto alla Casa Bianca – spiega il ministro Lindner a un gruppo di quotidiani europei, tra cui Il Sole/24 Ore –. C’è bisogno di una nuova era di riforme strutturali. Se seguiremo questa strada, lavorando per una maggiore competitività da un lato, e rafforzando le nostre capacità di difesa dall’altro, saremo un partner degli Stati Uniti a parità di condizioni”.
La Commissione europea ha appena presentato un piano strategico per promuovere l’industria militare. Di recente l’ex premier italiano Mario Draghi aveva suggerito di investire denaro europeo. Di avviso diverso è il nostro interlocutore: “L’Europa deve investire di più nella difesa, ma ciò non significa che debba farlo l’Unione europea. Si tratta di una responsabilità fondamentale degli Stati membri (…) in un contesto che, come ho detto, è quello della Nato”.
Ciò detto, il ministro è favorevole alla figura di commissario alla difesa: “Non si tratta di investire a livello europeo il denaro dei contribuenti nelle forze armate nazionali, ma di creare un mercato unico, adottare appalti coordinati, rafforzare l’innovazione nel settore della difesa”. Il ministro tedesco è anche aperto a rivedere il mandato della Banca europea degli investimenti: “Sono disponibile a consentire alla banca di investire maggiormente nel settore della difesa. Si potrebbe iniziare con ulteriori investimenti nelle tecnologie a doppio uso (civile e militare, ndr) e nella ricerca. Una volta che avremo fatto progressi in questo campo, potremo valutare se sia necessario o meno modificare il mandato”.
Investimenti privati
Il ministro Lindner non crede alla necessità di nuovo debito europeo, malgrado le immani difficoltà tedesche nel finanziare costosi impegni in campo ambientale, digitale e militare, in un contesto nel quale per di più la Germania ha le mani legate sul fronte della spesa nazionale dopo avere adottato in Costituzione il Schuldenbremse, il controverso freno al debito: “La narrazione secondo la quale avremmo bisogno di nuovo denaro pubblico è incompleta”, afferma.
“Ci sono già molti soldi del settore pubblico sul tavolo – aggiunge il nostro interlocutore –. Si pensi a NextGenerationEU: il denaro non è ancora stato speso. La capacità di assorbimento di alcune economie europee non è abbastanza forte per utilizzare i fondi disponibili. Perché dovremmo considerare ulteriori fondi del settore pubblico, quando i programmi esistenti non sono ancora stati utilizzati? La mia risposta alla sua domanda sul finanziamento del futuro è l’unione dei mercati dei capitali. Abbiamo bisogno di più denaro del settore privato”.
Dal prossimo rapporto sulla competitività europea preparato dall’ex presidente Draghi l’uomo politico tedesco si aspetta tra le altre cose suggerimenti per ridurre la burocrazia, adottare riforme strutturali, mobilitare gli investimenti privati. Alla domanda del perché la Germania ostacola un’armonizzazione delle regole sull’insolvenza societaria, risponde: “Siamo pronti a fare progressi”. Quanto alla recente riforma del Patto di Stabilità la definisce “equilibrata” perché rafforza “la cultura della stabilità, ma nel contempo consentiamo gli investimenti e riconosciamo gli sforzi di riforma”.

“I tecnocrati alla lavagna”
Aggiunge il ministro Lindner, dopo aver rivendicato che il tasso di investimenti pubblici in Germania è oggi “al massimo storico”: “Detto questo, non si tratta solo di una questione di soldi, ma di fare una scelta.
Chi decide la struttura futura delle nostre economie? I politici e i funzionari pubblici? Oppure sono la concorrenza, l’innovazione? La mia scelta (…) è che siano le persone, le imprese private, gli investitori, gli scienziati a definire la futura struttura delle nostre economie, e non i tecnocrati alla lavagna”.
Di questi tempi, il sostantivo “tecnocrati” stona sulle labbra di un esponente tedesco, per di più al governo. D’altro canto, Christian Lindner è critico anche dell’attuale presidente dell’esecutivo comunitario alla cui guida si è appena ricandidata: “La personalizzazione della burocrazia porta il nome di von der Leyen”. Le rimprovera di avere preferito “la regolamentazione all’innovazione” (pensa al Patto Verde, e in particolare alle norme ambientali sulle auto). La signora von der Leyen e la Commissione “si stanno concentrando troppo sulla creazione di nuovi regolamenti burocratici. Per mantenere attraente l’idea di unità europea, credo che si debba tornare al nocciolo della questione, ossia la libertà”.
Il tono del ministro delle Finanze tedesco è da campagna elettorale. Mentre in Germania Alternative für Deutschland oscilla intorno al 20% dei voti, l’FDP teme un risultato deludente (secondo i sondaggi otterrebbe il 4% dei suffragi). A 30 anni dal Trattato di Maastricht, e nonostante il susseguirsi di gravi crisi mondiali che hanno rivelato i molti pregi dell’Unione, Christian Lindner continua a fare propria una visione confederale della costruzione europea, basata sul principio nazionale della Haus in Ordnung, secondo il quale se tutti i paesi tengono la loro casa in ordine l’unione viaggia felice.

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