L’uso del golden power, nato del 2012 per difendere da acquisizioni straniere le aziende strategiche italiane, è dilagato anche in transazioni domestiche. E potrebbe estendersi anche a operazioni in campo assicurativo (Generali con la francese Natixis)

In origine, cioè dal 2012, lo strumento del golden power era stato concepito per vietare o condizionare operazioni di acquisto, soprattutto da Paesi non amici, di aziende strategiche italiane. «Con il passare degli anni – osserva Luca Picotti, anticipando la tesi della sua rubrica mensile sull’Osservatorio Golden power – è diventata l’arma impropria di uno Stato panottico, che vede tutto e il cui sguardo, anche laddove non esplicitato, si percepisce in ogni operazione di mercato». Perché ormai non c’è materia (la grande distribuzione per i dati dei suoi clienti per esempio) che non abbia anche lontanamente una rilevanza strategica. Ed è curioso che la dilatazione del golden power avvenga con un governo di centrodestra che in campagna elettorale aveva promesso agli imprenditori di «lasciar fare chi fa».
Al grido patriottico della difesa dell’italianità (anche quando le operazioni sono del tutto domestiche) la tentazione di vedere e autorizzare, condizionare e qualche volta bloccare è irresistibile. La tutela fa comodo un po’ a tutti. Anche agli stessi imprenditori che vi vedono uno scudo contro partner diventati ingombranti. L’Offerta di pubblico scambio (Ops) di Monte Paschi su Mediobanca, anch’essa del tutto domestica come del resto quella di Unicredit su Banco Bpm, pone poi l’esecutivo, ancora presente nel capitale della risanata banca senese, in una posizione curiosa, non priva di qualche conflitto d’interesse.
Anche il risparmio è strategico. E ci mancherebbe altro, ma l’attività bancaria è già regolata e vigilata. E del possibile uso del golden power si parla anche per la contestata operazione di Generali con la francese Natixis. Una lettura delle risposte della nostra compagnia assicurativa a domande frequenti (faq) tradisce la preoccupazione che vi possano essere gli estremi per un intervento del golden power. E se ciò accadesse mai decisione sarebbe più politica vista la contrapposizione tra alcuni azionisti del Leone, appoggiati dalla maggioranza, e l’attuale management peraltro in imminente scadenza.