POLITICA
Fonte: Corriere della Sera
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Il premier incassa i «sì» di Camera e Senato in vista del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo. Sul lavoro: «I numeri della disoccupazione giovanile gridano vendetta»

 

Il presidente del Consiglio Matteo Renzo incassa i «sì» di Camera e Senato sull’informativa del governo in vista del prossimo Consiglio europeo di Bruxelles in programma il 20 e 21 marzo. La Camera ha approvato con 292 sì la risoluzione della maggioranza, i voti contrari sono stati 169; mentre i voti favorevoli al Senato sono stati 195 (con 92 no e due astenuti). «Il commissario Cottarelli ci ha fatto un elenco, ma toccherà a noi decidere dove tagliare», esordisce Renzi alla Camera, rilanciando il programma del governo dei prossimi mesi, a partire dalla spending review. E ribadisce la linea «decisionista». «Come in famiglia se non ci sono abbastanza soldi sono mamma e papà che decidono cosa tagliare e cosa no», dice Renzi. Per il presidente del Consiglio, il «Parametro 3% deficit/Pil anacronistico, dobbiamo lottare contro un’Europa espressione della burocrazia». E proprio l’Europa è uno dei temi caldi del discorso alle Camere del presidente del Consiglio. «Domani ci attendiamo un cambio di atteggiamento – ribadisce Matteo Renzi, delineando la portata della scommessa che si gioca in Europa, a partire dal consiglio Ue per arrivare alle elezioni del 25 maggio – Il punto è se ci può essere un inizio nuovo, un nuovo orizzonte che vogliamo dare al percorso di riunificazione europea». Non infrangere le regole, ma cambiarle. Questo l’obiettivo per il premier italiano e segretario del Pd, il partito più grande all’interno del Pse. Una forza che Renzi intende mettere in campo in Europa da subito. Intanto per ottenere quella flessibilità che consenta le riforme annunciate e che, nelle promesse, dovranno essere operative in tempi stretti. A partire dalla spending review.

 

«Abbiamo ancora margini»

Sui tagli previsti, sottolinea Renzi, «abbiamo ancora margine ampio» e il governo rivelerà le sue decisioni «nelle sedi parlamentari, come è giusto che sia, dopo un’analisi politica, perché il commissario ci ha fatto un elenco. Però – sottolinea il premier riferendosi al piano Cottarelli ( il commissario alla spending review che martedì ha presentato in Senato le sue proposte di tagli alla spesa pubblica) – toccherà a noi, come parte politica, decidere cosa tagliare, dove vogliamo intervenire e dove no». Il taglio «a doppia cifra, dieci miliardi, deciso per il cuneo fiscale «deriva da un margine ampio» di copertura che proviene da un intervento sulla spending che presenteremo in Parlamento, precisa il premier.

Il lavoro

Dopo aver parlato di Europa («Non vogliamo l’Ue dei tecnocrati ma dei Padri fondatori»), del tema della competitività e del rilancio delle politiche di innovazione («L’Expo sarà un’occasione importante per valorizzare l’esperienza italiana»), il premier affronta il nodo delle riforme. In primis quella del lavoro. «La modifica delle regole sul lavoro non è una materia a piacere da portare e che possiamo togliere o mettere, su questo il Parlamento con la delega avrà l’occasione per una grande riflessione», dice Renzi. Il premier quindi sottolinea in particolar modo il problema della disoccupazione giovanile. «I nostri numeri sulla disoccupazione giovanile gridano vendetta – dice Renzi – Si è pensato di creare lavoro per decreto e si è fallito. Si è pensato di dare garanzie ai giovani moltiplicando norme e si è nuovamente fallito e ora la disoccupazione giovanile è a livelli atroci».

 

Riforme

Il premier annuncia quindi i prossimi temi su cui il governo vuole intervenire: fisco e giustizia civile, lotta alla corruzione («Un tema politico, economico e culturale», dice Renzi citando don Peppe Diana e strappando un applauso all’Aula). E poi, appunto il lavoro, e il «sostegno al ceto medio». «Il taglio dell’Irpef nelle buste paga di chi guadagna fino a 1.500 euro al mese è solo un primo passo per rivitalizzare il mercato interno ora bloccato», dice Renzi chiarendo che altri passi si faranno con gli obiettivi del sostegno all’economia e della giustizia sociale per ridare speranza e fiducia. «Il pacchetto di misure che presentiamo all’Unione europea – sottolinea ancora – non viene presentato per ottenere una bollinatura o un timbro, sono misure che il timbro lo devono avere da questo Parlamento».

 

Camusso

Sulla spending review e sul tema del lavoro arriva il commento del segretario della Cgil Susanna Camusso. «Non c’è dubbio che ci sia bisogno di una revisione della qualità e della quantità della spesa – dice – ma mi sembra che le cose annunciate ieri stanno nella vecchia logica dei tagli lineari e nella compressione dell’occupazione» con «un ritorno alla logica recessiva». E riguardo al jobs act Camusso precisa: «Mi auguro che il governo voglia affrontarne il merito e discuterne». E ancora: «se prima si fanno i decreti che cambiano le regole del lavoro lo stesso Jobs Act rischia di non essere poi così significativo».

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