Triplicare la capacità entro il 2030, come previsto dagli impegni di Cop28, è possibile secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie). Il direttore evidenzia come Pechino traini il boom installazioni e il crollo dei costi

Il traguardo di triplicare la capacità di generazione elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030 è a portata di mano, dopo un anno «spettacolare» per il settore. E il merito andrebbe almeno in parte riconosciuto alla Cina, che «ad essere onesti sta rendendo un servizio al resto del mondo», non solo perché traina le nuove installazioni ma anche perché è la prima responsabile del crollo dei costi, che rende l’energia verde sempre più competitiva rispetto ai combustibili fossili. La vede così Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), che ha condiviso e commentato in anticipo con Il Sole 24 Ore i risultati dell’ultimo rapporto sulle rinnovabili realizzato dall’organismo dell’Ocse.
Il rapporto, pubblicato giovedì 11, si sofferma su uno dei principali impegni sottoscritti dai 198 Paesi che a dicembre hanno partecipato alla Cop28 e le sue conclusioni sono incoraggianti: «Siamo sulla traiettoria giusta – sintetizza Birol – Anche solo applicando le attuali politiche prevediamo che la capacità di produrre elettricità da rinnovabili aumenterà di due volte e mezza entro il 2028», anno a cui si fermano le previsioni del rapporto. L’obiettivo di triplicare entro il 2030, arrivando a 11mila Gigawatt complessivi nel mondo, è dunque «raggiungibile».
Occorre però che i governi si facciano parte attiva, dando seguito agli impegni presi a Dubai. E bisogna che le rinnovabili decollino anche nei Paesi emergenti, dove finanziare i progetti è diventato ancora più difficile con la salita dei tassi d’interesse: «Servono passi avanti in Africa, America Latina, in Asia», esorta Birol.
L’Aie si candida a vigilare perché le promesse di Cop28 non vengano tradite: «Abbiamo avviato un monitoraggio delle azioni che verranno intraprese da ogni singolo Paese del mondo – anticipa Birol al Sole 24 Ore – Cominciamo con le rinnovabili, ma intendiamo occuparci di tutti gli obiettivi della Cop28, compresi quelli sull’efficienza energetica e sulla presa di distanze dai combustibili fossili».
Sul fronte delle rinnovabili il cambio di marcia registrato negli ultimi mesi invita a sperare. «Il 2023 è stato un anno spettacolare, davvero una pietra miliare – si entusiasma il direttore dell’Agenzia parigina – Nel giro di un solo anno la capacità globale è cresciuta del 50%, cioè di oltre 500 Gigawatt: qualcosa che equivale all’intera potenza elettrica, di qualsiasi fonte, installata in Francia, Spagna e Germania messe insieme».
Il settore potrebbe tuttavia crescere ancora più rapidamente, se non fosse per i molti ostacoli che tuttora lo frenano: dalle lungaggini autorizzative all’inadeguatezza delle reti, che rallenta la connessione dei nuovi impianti, provocando (anche in Europa e in Nord America) ritardi che si misurano addirittura in anni.
L’Aie nel rapporto segnala che nel mondo sono fermi “in coda”, in attesa di connessione, impianti solari ed eolici per oltre 3mila Gigawatt, di cui circa la metà in stadio avanzato di sviluppo: «abbastanza per quasi raddoppiare l’attuale capacità installata».Gli investimenti nelle reti, raccomanda l’Agenzia, «dovrebbero raddoppiare, superando 600 miliardi l’anno entro il 2030».
Inoltre, per ovviare all’intermittenza dell’energia da sole e vento, bisognerebbe investire di più in sistemi di stoccaggio: unica soluzione per aumentare l’utilizzo e non solo la capacità di generazione delle fonti “green”, garantendo un minore ricorso ai combustibili fossili.
Nel rapporto Aie si leggono previsioni molto ottimiste sulla penetrazione delle rinnovabili: nello scenario base la capacità globale crescerà di 3.700 GW nel periodo 2023-2028, solare ed eolico supereranno l’idroelettrico quest’anno, la generazione da carbone il prossimo e quella nucleare entro il 2026. Nel 2028, si legge, la quota di generazione sarà al 25% a livello globale, il doppio rispetto a oggi.
Già adesso, stima l’Agenzia, il 96% dei nuovi impianti fotovoltaici ed eolici onshore (utility scale) ha costi di generazione più bassi delle nuove centrali a gas o a carbone. Tre quarti sono più competitivi delle centrali a fossili esistenti.
L’Aie spera in uno sviluppo impetuoso ovunque nel mondo. Ma riconosce che il motore più potente per la transizione energetica è la Cina: di qui verrà il 60% della crescita delle rinnovabili attesa al 2028, una quota simile a quella osservata l’anno scorso.
Anche l’Unione europea, gli Stati Uniti e il Brasile nel 2023 hanno registrato incrementi di capacità “green” senza precedenti, concentrati soprattutto nel solare fotovoltaico (mentre l’industria eolica, soprattutto nell’offshore, è in sofferenza). Ma il ritmo di crescita esibito da Pechino lascia a bocca aperta.
Iil Paese asiatico l’anno scorso ha aggiunto capacità solare equivalente a quella che tutto il mondo aveva installato nel 2022 e la sua capacità nell’eolico è aumentata del 66%, con quella che l’Aie definisce «un’accelerazione straordinaria». I risultati sono superiori anche a quelli pianificati dallo stesso Governo cinese: il Dragone secondo l’Aie è avviato a raggiungere i suoi obiettivi sulle rinnovabili già nel 2024 con ben sei anni di anticipo sui programmi.
Per la Cina l’asso nella manica, come noto, sono i costi di sviluppo ridottissimi: un vantaggio che a sua volta deriva soprattutto dal predominio quasi totale conquistato nella filiera delle rinnovabili, dalle materie prime alla componentistica.
Birol invita a non concentrarsi solo sui risvolti negativi della situazione. «Puntare alla diversificazione dei fornitori è importante, ma bisognerebbe trovare un giusto equilibrio che tenga conto anche dei costi». E lo strapotere di Pechino nelle rinnovabili ha contribuito a farli scendere. «In un mondo governato dal libero scambio se si offre ai consumatori la possibilità di scegliere l’opzione più economica, la scelta cadrà sulle energie pulite».

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