Veneziana, si è trasferita a Milano e lavora nel Quadrilatero della moda. Aveva perso il lavoro come molte donne alla vigilia dei 50 anni. L’organizzazione non profit è una forma di mutuo aiuto al femminile presente in 22 Paesi del mondo
La storia di Sonia Basso si potrebbe riassumere in poche righe: ha perso il lavoro alle soglie dei cinquant’anni, ha affrontato la pandemia del 2020 nella precarietà, ha provato più volte a reinserirsi contando sulla propria competenza e, alla fine, dopo due anni, ha ritrovato un ottimo lavoro. Grazie a una rete di donne che l’ha sostenuta con passione. Una rete milanese che porta il nome di «Dress for Success», capitanata da Odile Robotti: una confraternita tutta al femminile che aiuta le donne (specie quelle non più giovanissime) a ritrovare prima di tutto la fiducia in sé stesse e poi un impiego. Però queste poche righe non restituiscono la bellezza dello sguardo di Sonia, capelli e occhi castani, nessuna ombra di aggressività, rigore e disciplina sul lavoro («Posso fermarmi al massimo mezz’ora, poi inizio il turno in negozio e ci tengo a essere puntuale»). Ci incontriamo in una famosa pasticceria di via Monte Napoleone, perché Sonia adesso lavora in una celebre gioielleria del cosiddetto Quadrilatero della moda.

Store manager a Venezia
Basso racconta la sua storia con semplicità, senza alcun vittimismo: «Sono di Venezia, facevo la store manager in un negozio di tessuti. Era un lavoro ormai consolidato, però poi provai a cambiare. Non andò bene, sia perché il nuovo posto di lavoro si rivelò più fragile del previsto a causa dell’acqua granda , sia perché, come un tornado, arrivò la pandemia da Covid 19». Mentre Sonia sorseggia il caffè, io do un rapido sguardo al cellulare e cerco un dato: la percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella degli uomini rimasti senza. «Non è stato facile – continua Basso – anche perché nel frattempo mi ero trasferita a Milano. Vivevo in una continua incertezza e questo non mi aiutava nella ricerca di un’occupazione: la paura mi bloccava, spesso superavo un colloquio ma in quello successivo venivo scartata. Allora non sapevo che una profonda fiducia in noi e nelle nostre competenze è davvero il primo passo».

Ricominciare
E qui interviene Odile Robotti, «anima milanese» del progetto internazionale Dress for Success, alla lettera «vestirsi per il successo», progetto che dopo Roma è arrivato anche a Milano da qualche anno. Amministratore unico di Learning Edge Srl, impegnata da anni nel sociale con tante iniziative, Robotti sottolinea l’importanza di ricominciare a credere in se stesse, perché «per il mondo del lavoro una donna non va mai bene: fino ai quarant’anni ti guardano con sospetto per il terrore che tu possa rimanere incinta e quindi che tu possa prenderti la sacrosanta aspettativa per maternità. Poi, dopo i quaranta, ti guardano con indulgenza perché sei ormai troppo vecchia». Già, a ben pensarci siamo sempre nel posto sbagliato. E questo distruggeva psicologicamente Basso nei due lunghi anni in cui ha inviato curricula, ha sostenuto colloqui, ha provato a fare di tutto («Dalla baby sitter fino al sostegno alle persone anziane»). Il punto, però, è che Sonia Basso non è una professionista alle prime esperienze, anzi. Negli anni ha maturato una profonda conoscenza del suo lavoro, conosce i meccanismi delle aziende e le dinamiche – delicate – che dominano i negozi di lusso. Insomma, è una risorsa preziosa. «Solo che – racconta – non me ne rendevo conto fino in fondo. Mi vedevo come un problema e non, come invece ho imparato a guardarmi dopo, come una persona piena di possibilità. È la paura della precarietà che ci ruba i giorni».

La crisi professionale
Dunque, un paio di anni fa Sonia si trova in una profonda crisi, professionale e personale. Viene a conoscenza dell’esistenza di Dress for Success e contatta la sede di Roma. Nel frattempo, però, l’iniziativa ha trovato casa a Milano e così Sonia comincia il suo percorso. «Ovviamente noi non facciamo “collocamento”, anche perché non potremmo farlo per legge. Però – spiega Robotti – mettiamo a disposizione, gratuitamente, di tutte le donne che lo richiedono una rete di tutor che le aiuta a riprendere una strada professionale. Questo vuol dire che c’è una figura che analizza il caso, dà una valutazione e poi mette in moto altre figure, dall’esperta in risorse umane che aiuta a curare il profilo LinkedIn e il curriculum, fino a colei che insegna come sostenere un colloquio di lavoro. Abbiamo però anche persone specializzate nel giusto abbigliamento, che potrebbe sembrare una cosa frivola, ma non lo è». Non lo è affatto, specie in alcuni ambienti. Tanto è vero che il progetto si chiama Dress for Success perché, sempre gratuitamente, oltre a «vestire» la donna di consigli professionali, le fornisce anche un abito firmato, che può scegliersi in una «boutique» in città. «Grandi firme – spiega Robotti – ci aiutano sempre con generosità, fornendoci sia i vestiti che gli accessori». Ma prima di arrivare all’abito, che è il coronamento di un percorso al pari del colloquio di lavoro, di strada da fare ce n’è.

Il profilo su LinkedIn e il colloquio
«Io per esempio – racconta Sonia – ho imparato che non curavo bene il mio profilo LinkedIn. Spesso siamo portati a pensare che sia un social network come un altro, ma non è così. Molte aziende tengono d’occhio i profili e bisogna essere pronti. Anche sul piano temporale: ho imparato, per dire, che nel mio settore le aziende si mettono a caccia di personale da metà gennaio e dunque mi sono fatta trovare preparata». Così è stato: dall’ultimo aggiornamento del profilo alla chiamata è trascorso poco meno di un giorno. Ma c’era ancora uno scoglio: il colloquio. «Soprattutto il secondo mi spaventava – dice Basso – perché nelle esperienze precedenti non era andato bene. Ma il lavoro di coaching che avevamo fatto è stato molto utile, perché ho imparato a sottolineare la mia esperienza senza enfasi o retorica».

L’assunzione
Goal! Sonia viene assunta e «come sempre – ride Robotti – sono scattati i festeggiamenti nella nostra chat comune. Lo facciamo perché siamo convinte che il vero valore del nostro progetto risieda nella capacità di non far sentire mai sola una donna. Da noi vengono anche le disoccupate che sono senza impiego da molto tempo e per forza di cose sono psicologicamente più provate. Ci tengo a dire che accogliamo ogni tipo di richiesta, dalla manager di alto livello fino ai lavori più umili. È questa la vera forza di Dress for Success». Resta una ultima domanda per Sonia Basso: che abito ha scelto alla fine in boutique? «Per la verità nessuno – ride – anche perché nel mio lavoro indosso un abito professionale preciso. Però quella visita tra gli abiti firmati mi ha colpito molto».

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