Il ministro della Difesa Crosetto: «Ipotesi di rivedere segreto su invio armi Ucraina»
La questione è appunto questa. Dopo due anni e tre mesi dall’invasione dell’Ucraina, in un momento in cui all’interno dell’Alleanza atlantica, e nel dialogo tra questa e il grande alleato Usa, ci si interroga sull’opportunità di dare a Kiev il via libera a colpire con le armi che le sono state fatte pervenire obiettivi in Russia – con Mosca che accusa la Nato di trascinare il mondo verso una guerra totale e ha già allertato le forze nucleari -, il fatto che in Italia ci sia un sistema che di fatto non rende pubbliche queste informazioni costituisce indubbiamente un tassello mancante nella ricostruzione di quel complesso puzzle che è la crisi in Ucraina. Di qui l’apertura di Crosetto, anche perché il tema delle armi all’Ucraina, già al centro del confronto politico, è divenuto argomento dirimente in vista delle elezioni Europee dell’8 e 9 giugno.Il Copasir e la riservatezza dei contenuti delle audizioni
Il 15 ottobre il ministro della Difesa è stato audito al Copasir. Con ogni probabilità al centro dell’intervento è stato il nuovo decreto – il nono, dopo l’ultimo dello scorso dicembre – di aiuti militari da inviare all’Ucraina. La lista del materiale che l’Italia si appresta a inviare è anche questa volta secretata. E anche questa volta nulla è trapelato. I membri del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, come ha messo in evidenza lo stesso Crosetto, sono tenuti infatti alla riservatezza sui contenuti delle audizioni. Il Copasir, peraltro, è al centro di un contenzioso innescato dal gruppo di Alleanza Verde Sinistra, che ha chiesto con una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato, di avere un proprio componente nell’organismo parlamentare. Per legge infatti il Comitato è composto da 5 esponenti della maggioranza e 5 dell’opposizione, che ha anche il presidente (il dem Lorenzo Guerini). La cessione di nuove armi all’Ucraina, è la posizione espressa da Avs, fa sì che sia opportuno modificare la composizione del Comitato.
Nato e Ucraina chiedono all’Italia nuove armi per arginare l’avanzata russa
Crosetto ha più volte sottolineato che quasi tutto ciò che si poteva dare è stato dato. Nonostante questo, anche sulla scia della richiesta di uno sforzo ulteriore avanzata dagli altri Paesi Nato de dall’Ucraina, l’Italia valuta nuove armi che potrebbero essere inviate a Kiev. In cima alle (pressanti) richieste ci sono i sistemi di difesa aerea. L’Italia ha i suoi Samp-t, ma deve fare i conti con l’esigenza di non lasciare scoperta la difesa nazionale, col G7 in corso e il Giubileo che avanza.
I Samp-t
Sono cinque le batterie Samp-t in dotazione all’Italia, più una per l’addestramento. Il governo ne ha già fornita a Kiev una lo scorso anno, in collaborazione con la Francia. I militari ucraini si sono addestrati in Italia e in Francia per l’utilizzo del sistema. Uno dei sistemi antimissile in dotazione a Roma è rientrato dalla Slovacchia, dopo la conclusione dell’impegno nell’ambito della missione Nato Ehanched vigilance activity. Crosetto ha spiegato che il rientro è legato anche all’esigenza di incrementare la sicurezza dello spazio aereo in occasione del G7 e del Giubileo. Un’altra batteria è impiegata in Kuwait, nell’ambito dell’operazione Inherent Resholve. Poi ci sono quelli impegnati per la difesa nazionale. E la valutazione da fare è proprio su come non sguarnirla nel caso di decidesse di rispondere positivamente alle richieste di Zelensky. Riflessioni che si fanno insieme alla Francia e agli altri alleati per cercare eventualmente sinergie. I Samp-t – molto costosi – sono realizzati dal consorzio italo-francese Eurosam, formato da Mbda e Thales. Nell’ultimo documento programmatico della Difesa si legge che sono stati assegnati per il 2024 e 2025 un miliardo e 142 milioni per questi sistemi. Crosetto ha evidenziato i troppi lunghi tempi di consegna.
Invio di mezzi sin dallo scoppio della guerra
Dalle prime settimane del conflitto in Ucraina (marzo 2022) l’Italia ha fornito mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari a Kiev attraverso una serie di provvedimenti, presi prima dal governo Draghi (il quinto pacchetto ha avuto il via libera dell’esecutivo quando era dimissionario) e poi, a febbraio 2023, da quello di Meloni. Nei primi decreti, tutti secretati, secondo le indiscrezioni emerse sono stati inviati – oltre a contributi economici – dispositivi di protezione come elmetti e giubbotti, munizioni di diverso calibro, sistemi anticarro (Panzerfaust) e antiaereo (Stinger), mortai, lanciarazzi (Milan), mitragliatrici leggere e pesanti (MG 42/59), mezzi Lince, artiglieria trainata (Fh70) e semoventi (Pzh2000). Escludendo questi ultimi tre elementi, la maggior parte delle forniture inviate non erano più utilizzate dall’esercito italiano.
Gli ultimi pacchetti di armi inviati
L’ultimo pacchetto (l’ottavo) di invio di materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina è stato pubblicato sulla G.U. del 29 dicembre 2023 (D.M. 19 dicembre 2023). Invio arrivato sette mesi dopo il cd. “Settimo pacchetto” di aiuti militari pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 31 maggio 2023. Alcune indicazioni relative al settimo pacchetto sono state fornite dall’esecutivo a fine maggio. In quell’occasione l’elenco degli armamenti è stato illustrato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso di un’audizione al Copasir. Come nei pacchetti precedenti, anche in quella circostanza il contenuto del nuovo decreto Ucraina è stato “secretato” e successivamente pubblicato in Gazzetta ufficiale. Quello di fine maggio è stato il secondo provvedimento firmato dal governo Meloni: il primo risaliva a 4 mesi prima. Stando alle indiscrezioni circolate in quei giorni, in quell’occasione sono stati inviati equipaggiamenti per la protezione dal rischio Nbcr: tute, maschere protettive, kit per rendere potabile l’acqua, oltre che le munizioni. Sempre in quei giorni si parlò dell’invio, come già avvenuto in precedenza, di ulteriori veicoli, obici, lanciamissili, mitragliatrici e armi leggere.
Le regole su importazione ed esportazione di materiali d’armamento
Il controllo della movimentazione dei materiali di armamento da e verso l’estero è disciplinato in Italia dallalegge 185 del 1990, modificata da ultimo dal decreto legislativo 105/2012 e integrata dal regolamento di attuazione di cui al decreto interministeriale (esteri e difesa) del 7 gennaio 2013, n.19. Con la legge 118 del 2013 l’Italia ha ratificato il Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty– ATT), adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013 ed entrato in vigore il 24 dicembre 2014, che, nel regolamentare i trasferimenti di armi convenzionali, prevede ipotesi di tassativo rifiuto di concessione della licenza e ipotesi nelle quali è richiesta una specifica valutazione del rischio. Le legge 185 fissa il principio generale secondo il quale l’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione dei materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva, sono soggetti a autorizzazioni e controlli dello Stato. La norma vieta l’autorizzazione a effettuare le movimentazioni di prodotti per la difesa quando queste contrastino con il principio della Costituzione italiana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; con gli impegni internazionali dell’Italia, tra i quali gli accordi concernenti la non proliferazione; con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi. Le operazioni relative ai prodotti per la difesa sono consentite solo alle imprese iscritte nel registro delle imprese del settore della difesa. Queste operazioni possono avere come destinatari solo governi esteri, organizzazioni internazionali riconosciute dal governo italiano e imprese estere autorizzate dai rispettivi governi.
Meloni: meglio rafforzare difesa Kiev che colpire in Russia
La strategia del Governo per quanto riguarda la crisi in Ucraina è stata delineata nelle ultime ore dalla premier Giorgia Meloni. Intervenuta a un forum di Corriere tv, il presidente del Consiglio ha spiegato che «è meglio rafforzare la capacità di dotare l’Ucraina di sistemi efficaci di difesa anti-area, un lavoro fatto anche dall’Italia con i Samp-T, senza rischiare un’escalation fuori controllo». In occasione dell’incontro avuto con Meloni l’8 maggio, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha elogiato il sostegno dell’Italia all’Ucraina, «compresa la fornitura di un sistema di difesa aerea Samp T insieme alla Francia. «L’Italia – ha sottolineato in quella circostanza una nota della Nato – ha inoltre firmato un accordo bilaterale di sicurezza con l’Ucraina, contribuendo a migliorare le difese del Paese, a sostenere l’industria degli armamenti e a contrastare le minacce ibride».